Data: 
Giovedì, 14 Maggio, 2015
Nome: 
Anna Ascani

A.C. 2994-A

 

Questa XVII legislatura, che piaccia o no, passerà alla storia come quella che più di tutte ha avuto al centro il tema della scuola, nonostante qualcuno oggi, ci sia venuto a parlare di procedure parlamentari perché, non essendo stato in Commissione non sa cosa è accaduto in Commissione, tra maggioranza e opposizione, noi lì abbiamo parlato di scuola. 
E abbiamo parlato di scuola perché non serve l'ennesima riforma, ma serve investire di più, investire meglio, migliorare la qualità dell'apprendimento. Cosa c’è dentro questo disegno di legge ? Perché noi lo difendiamo ? Non per difendere qualcuno, ma per difendere quello che c’è dentro. 
Prima di tutto ci sono le competenze dei ragazzi. Non più ore di una materia, non meno ore di un'altra, ma il sapere, il saper fare, il saper essere, quello che è la nostra scuola, perché una scuola non riempie secchi, ma accende fuochi. Una scuola non è il luogo dove si imparano le nozioni, è il luogo dove si apprende tutto questo. Per questo, all'articolo 2 di quel disegno di legge – che qualcuno probabilmente non ha letto –, si insiste sulle competenze linguistiche, sul digitale, sull'arte, la musica e l'educazione motoria. Si insiste sulle debolezze del sistema italiano registrate dall'OCSE Pisa, cioè sulle competenze matematiche e di italiano. Si insiste, al nuovo articolo 6, su un sistema duale. Mi scusi, intendevo all'articolo 4. Quindi, prima di tutto, le competenze dei ragazzi. 
Poi l'autonomia. L'autonomia è una cosa seria, non può essere liquidata così, come l'hanno liquidata i nostri colleghi. Non è arbitrio l'autonomia scolastica: è responsabilità. Ed è per questo che il dirigente scolastico, che fin qui purtroppo è stato un passacarte, adesso invece viene ad avere un ruolo, un ruolo per cui poi sarà valutato. Questo è un pezzo del lavoro della Commissione che, se i nostri colleghi fossero stati lì, avrebbero forse potuto conoscere un po’ meglio. La scuola non è più centrata sulle esigenze del MIUR: la scuola è centrata sulle esigenze dei ragazzi. Le disuguaglianze che oggi ci sono – perché la scuola di serie A e di serie B esiste oggi, non è un qualcosa che esisterà in futuro – dipendono da un centralismo sbagliato, dal centralismo delle circolari ministeriali, che noi con questo disegno di legge vogliamo superare. 
Competenze, autonomia: come realizziamo tutto ciò ? Mettendo nella scuola tutti i docenti di cui la scuola ha bisogno, cominciando da chi ne ha il requisito di diritto, perché chi sta nelle graduatorie ad esaurimento ha un titolo che è equiparato ai vincitori di concorso. Poi bandiamo un concorso, cioè permettiamo a tutti coloro che hanno un'abilitazione e che in questi anni hanno reso possibile il servizio scolastico di entrare finalmente in ruolo. E poi normalizziamo il modo in cui si entra a scuola: un nuovo modo per formare gli insegnanti e per dargli l'accesso al ruolo, da una corsa ad ostacoli ad un percorso che finalmente diventa gratificante. 
C’è chi ha usato negli anni passati la scuola come un bancomat. I tagli di 8 miliardi del Governo Gelmini-Tremonti-Berlusconi ce li ricordiamo molto bene. Noi invertiamo una tendenza perché pensiamo che la scuola sia il motore di questo Paese e che gli insegnanti siano la forza di questo Paese, nel momento in cui riconoscono questa responsabilità di mettere in moto il sistema Paese. Per questo in questo disegno di legge c’è un investimento sulla loro formazione. Sulla formazione strutturale ci sono 40 milioni, sulla formazione personale ce ne sono altri 200 e ce ne sono poi altri che riguardano una carta del docente, che serve anche a riconoscere loro il valore sociale, che per troppo tempo gli è stato sottratto. 
Quindi la valorizzazione del merito, da un lato, perché lavorare bene e lavorare male non è la stessa cosa da nessuna parte e non può esserlo neanche a scuola. Dall'altro lato, invece, un riconoscimento che si dà a tutti, in quanto, appunto, parte di questo grande motore del Paese che è la scuola. Pensiamo di avere risolto tutto ? No, pensiamo che questo fosse un intervento assolutamente necessario, pensiamo che fosse necessario invertire una tendenza, fare un investimento serio, che è chiaro, è scritto in legge di stabilità, è scritto nella norma finanziaria. È impossibile negare che noi stiamo mettendo risorse nel sistema scolastico, anche se qualcuno oggi ancora tenta di negarlo. 
Allora io concludo questa carrellata sulla scuola, chiedendo ai colleghi di restare al merito della scuola, perché è di questo che si deve parlare. È questo il merito che abbiamo avuto: riportarlo al centro del dibattito. Cito un proverbio cinese che dice: se vuoi fare un investimento per un mese o per un anno, pianta del riso; se vuoi farlo per venti anni, pianta un albero; se vuoi fare un investimento che duri un secolo, insegna qualcosa ad un uomo.
Noi in questo tentativo di rimettere mano, di normalizzare, di investire sulla scuola, stiamo investendo sull'Italia che verrà e sentiamo tutta la responsabilità di questo nostro intervento. Ci vuole coraggio a farlo e lo sappiamo. Ci vuole coraggio, ma noi quel coraggio, il coraggio di essere realmente riformatori fino in fondo, anche quando si tratta di spiegare, anche quando si fa fatica a spiegare, lo sentiamo, lo abbiamo e non rinunceremo ad arrivare fino in fondo con il miglior testo possibile. Infatti questa Commissione ha avuto la funzione di migliorare un testo che di sicuro, di sicuro, esce diverso e esce migliore da quest'Aula.