Data: 
Giovedì, 14 Maggio, 2015
Nome: 
Roberto Rampi

A.C. 2994-A

Signor Presidente, signora Ministro, signori colleghi, quando parliamo di scuola, parliamo di uno dei nuclei essenziali di una democrazia, perché la conquista della scuola è il primo tassello della conquista della democrazia. L'utopia della democrazia è questa: pensare che i cittadini possano scegliere. Per scegliere devono avere gli strumenti culturali per farlo. Allora io rivendico il diritto di crederci. Lo dico a tutti i colleghi di tutti i gruppi. Credo che il Partito Democratico, che è un grande partito plurale, che contiene tante idee diverse e tante persone e tante culture, abbia investito da anni, come idea centrale, su questo pensiero di democrazia. Ha lavorato per mesi a questo progetto. È stato citato quasi da tutti in Aula addirittura un documento, andando a vedere le differenze, se i conti tornavano, se non tornavano. Questo, però, vuol dire che quel progetto esiste, è circolato, è stato discusso non solo in rete, come ha detto qualcuno, anche se non rifugiamo dalla rete. Fa anche un po’ paradosso sentire qualcuno che dice che le consultazioni in rete sarebbero qualche cosa di falso, perché, insomma, sono gli stessi che poi lo fanno un po’ su tutto, ma non fa niente. È stato discusso nelle classi, è stato discusso nelle scuole, è stato discusso nei circoli, è stato discusso nelle assemblee pubbliche, in continui confronti dallo scorso autunno. 
E questa discussione è andata avanti in queste ore, con tutti gli strumenti. Molti di noi sono stati nella scuola l'ultima volta nella breve pausa di questa settimana, perché poi siamo stati qui a lavorare in Commissione anche negli ultimi due fine settimana. 
Perché dico questo, collega ? Perché nel merito sono già entrati diversi colleghi del Partito Democratico, cinque ne sono intervenuti oggi, molti ne sono intervenuti in Commissione, molti interverranno nei prossimi giorni: sono donne e uomini che nella scuola hanno giocato tutta la loro vita, come insegnanti, come studenti, come rappresentanti degli studenti, come amministratori locali, come assessori, come madri e padri e come studenti in un certo tempo. E ci credono e credono di star facendo il bene della scuola. Noi possiamo anche sbagliare su questo, però abbiamo il diritto di crederci, abbiamo il diritto di provarci. 
Rispetto alle manifestazioni di questi giorni, noi le guardiamo non solo con rispetto, non solo senza paura, ma anche con una certa ammirazione. È stato detto che gli insegnanti non cedono e difendono la libertà. Io credo che sia così, io so che in quelle piazze c'erano tanti insegnanti che condividono parte di questa riforma, tanti che non ne condividono nulla, altri hanno deciso questa volta, magari per la prima volta, di non scioperare. Noi non crediamo che quegli insegnanti verranno messi in difficoltà se viene chiarito o specificato un potere, una responsabilità di un preside, non lo crediamo. Noi non vediamo sceriffi in giro, gli sceriffi piacciono ad altri, non vediamo podestà in giro. Noi vediamo autonomia e responsabilità e persone che finalmente potranno fare la loro parte e rispondere delle scelte che fanno. Questo è il modello a cui crediamo noi. E non vediamo l'ingresso dei privati nella scuola, i famigerati privati. Io vedo un nonno che regala una LIM, come lo ha già fatto oggi, e può detrarre dalle tasse questo investimento che decide di fare. E vedo anche un'impresa che lo può fare e non vedo che questo succederà solo al nord e non vedo che questo succederà solo nelle zone più ricche. Ma anche su questo posso sbagliare. 
Ma dobbiamo parlarci con rispetto in questo. Ho ascoltato tanti colleghi, li ho ascoltati tutti. Si parla molto di ascolto in queste ore, ecco qualche volta l'ascolto dovrebbe anche essere l'ascolto degli altri, non sempre l'ascolto solo dell'eco della propria voce, perché tanti qui dentro hanno parlato di ascolto e sono usciti e non hanno ascoltato nessun altro. Questo diciamocelo, Presidente. Ma fa nulla. Noi vogliamo avanti ad ascoltare, ma vogliamo anche assumerci la responsabilità di decidere e magari di correggere e magari di sbagliare. Sarebbe una sciagura fermarsi. 
Ho sentito che i tempi sono brevi. Io non credo che siano brevi. Noi, appunto, politicamente stiamo discutendo da questo autunno, ma sono settimane che stiamo discutendo in quest'Aula. Abbiamo scelto un disegno di legge che ha permesso di intervenire su tanti elementi, anche aggiungendo molti aspetti, perché non è un decreto-legge quello che abbiamo utilizzato. Qualcuno ha evocato il decreto-legge, il decreto-legge aveva un limite da questo punto di visto. 
Molti hanno detto che sarebbe arrivata la censura, che sarebbe arrivata la tagliola, con tutte queste immagini che si evocano. Non è così. Certo, ci siamo dati dei tempi, perché la democrazia è anche darsi dei tempi, dei tempi per discutere, dei tempi per confrontarsi, dei tempi per comprendere che si hanno idee diverse e dei tempi per decidere che una di queste idee, magari non una sola, prevale. 
Perché dico non una sola ? Perché in questo disegno di legge ci sono molte idee del Partito Democratico, ce ne sono molte, ma ce ne sono molte diverse, ce ne sono molte diverse in questa maggioranza, che è una maggioranza composita, fatta da Scelta Civica, fatta da Area Popolare, cioè da realtà che hanno sostenuto idee diverse nella scorsa campagna elettorale. E poi ce ne sono altre che sono state accolte, lo hanno riconosciuto alcuni colleghi in questo dibattito. Molti emendamenti in Commissione sono stati accolti. 
Questo testo è molto cambiato, è molto cambiato, ma non è stato stravolto. Sarebbe grave in democrazia se un testo che entra nel Parlamento come un progetto venisse stravolto. Sarebbe grave in democrazia se un testo entra blindato e non viene più corretto. Questo è quello che è successo in occasione di questo provvedimento. 
Vede – e vado a concludere su questo –, io credo che gli studenti che noi abbiamo ascoltato in questi giorni ci hanno rappresentato alcuni temi. 
Se li si va a vedere uno a uno, questi temi che ci hanno rappresentato, molti sono contenuti in questo disegno di legge; altri sono stimoli per il futuro, ad esempio intervenire di più sul diritto allo studio e, ad esempio, intervenire di più sulla dispersione scolastica. Sono impegni che ci prendiamo. C’è il tema della scuola dell'infanzia e del «Progetto 0-6», un altro impegno che ci prendiamo. C’è anche un grande tema, una vertenza sindacale di natura salariale. C’è una vertenza giusta e importante, ma che non attiene a questo provvedimento. È un'altra questione. Allora, se noi mettiamo tutte queste vicende sul tavolo, noi diciamo che finalmente si è tornati ad investire sulla scuola; che finalmente c’è una scommessa sull'autonomia; che finalmente crediamo di giocare la nostra partita per il futuro. Siamo pronti davvero ad ascoltare e ad ascoltarci e non finisce qui, non finisce domani, non finisce mercoledì quando si voterà in Aula e non finisce neanche quando si voterà in Senato e quando ci saranno i decreti attuativi, ma è un lungo percorso che abbiamo davanti perché questa è davvero una sfida che riguarda le generazioni future e la nostra idea di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).