Data: 
Martedì, 20 Maggio, 2014
Nome: 
Davide Baruffi

Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ricordava prima il deputato Ferraresi, oggi ricorre il secondo anniversario della prima terribile scossa che ha colpito l'Emilia e le province di Mantova e Rovigo. Era il 20 maggio 2012 ed erano da poco trascorse le 4 del mattino di una domenica tragica, rimasta scolpita in modo indelebile nella memoria collettiva della nostra comunità.
  Questi non sono anniversari che si festeggiano, occorre anzi un certo pudore, forse anche nella polemica, suggerirei al collega Ferraresi. Anzitutto per quanti hanno perduto la vita e per i loro familiari, a cui rinnovo la nostra fraterna solidarietà. E per quanti ancora non sono rientrati nelle loro case (e sono tanti, lo sappiamo bene) o nei loro posti di lavoro (e sono fortunatamente molti meno).
  Vorrei ringraziare anche oggi – dalla Camera, insieme ai miei colleghi del territorio – quanti ci hanno assistito fin dalle prime ore e quanti ancora ci stanno aiutando: sarebbe un elenco troppo lungo, per il quale si rischierebbero imperdonabili omissioni.
  Ringrazio allora – questo invece sento proprio il dovere di farlo – i nostri concittadini, protagonisti involontari di questa storia collettiva, fatta di lacrime e terrore, ma anche di speranza e coraggio. Soprattutto di tanta tanta laboriosità. Li ringrazio perché non hanno mai mollato in questo tempo. Un tempo che da risorsa, talvolta, è diventato anche nemico: per il timore che le cose non si riaggiustassero mai, quando sono arrivate nei mesi scorsi altre calamità; o che le istituzioni si dimenticassero della devastazione una volta rimosse le macerie.
  Sono timori che vanno compresi, assunti dalla politica e dalle istituzioni. Noi non dimentichiamo. Questo Parlamento non dimentica e non può dimenticare. Lo dico nel momento in cui è arrivato all'esame della Camera un provvedimento importantissimo, il decreto-legge n. 74, che riconosce la condizione peculiare, tristemente particolare, di un territorio che ha subito, in meno di due anni, un terremoto, un'alluvione e due trombe d'aria. Calamità che hanno fiaccato non solo edifici e colture, ma anche lo spirito della nostra gente.Concludo, Presidente. Non è però di peculiarità che si vive e si ricostruisce. Se dai disastri e dalla ricostruzione dell'Emilia possono venire due lezioni, sono tali proprio perché hanno un valore generale per il Paese. La prima è questa: dalle calamità e dalla distruzione ci si salva tutti insieme o non si salva nessuno. Il primo motore nell'emergenza e nella ricostruzione è stata la solidarietà tra le persone. E a chi, ancora oggi, prova a dividere la nostra comunità chiedo: ma non vi è bastata la devastazione che già c’è stata ? Quanto volete distruggere ancora ?Noi siamo una comunità e lo saremo fino alla fine, tutti insieme. Da qui, la seconda considerazione generale, e davvero concludo, Presidente.
  Ho ricordato la tragica singolarità dell'Emilia, e tuttavia anche il Paese, con il suo territorio e la sua comunità nazionale, o si salva tutto insieme o tutto insieme è perduto. È indispensabile e urgente una legge quadro per le calamità e la ricostruzione.
  È tempo che il Governo assuma un'iniziativa forte. Questo chiede l'Emilia, non per sé ma per l'Italia.