Relatore per la maggioranza
Data: 
Lunedì, 7 Luglio, 2014
Nome: 
Michele Pelillo

A.C. 2299-A

Grazie Presidente, signor Viceministro, colleghe e colleghi, è stata recentemente rinvenuta un'iscrizione datata più o meno 6 mila anni avanti Cristo: «L'esattore delle imposte è il vero despota». È un'iscrizione che risale alla civiltà dei sumeri. 
  In tempi decisamente più moderni, l'odioso rapporto tra esattore e popolo non è affidato solo al ricordo della vicenda dello Sceriffo di Nottingham e all'epopea di Robin Hood, ma la rappresentazione del popolo perseguitato dagli esattori si snoda tra letteratura, cinema e tradizione popolare. Parla dell'esattore Dickens nel suo David Copperfield; lo fa, nella nostra letteratura, Pratolini nel Metello e Pasolini negli Scritti Corsari. Nel nostro cinema sono ferme le immagini su una seducente Sofia Loren assediata dagli esattori lungo i vicoli di Napoli e ci ricordiamo anche dell'ossessione di Fantozzi, prigioniero dell'incubo delle tasse. 
  Questa rappresentazione è così profonda e così antica che ha dato materia anche alla tradizione popolare. Mi piace ricordare un tipico ballo folkloristico della tradizione popolare calabrese, u camiuzzu i focu, il cammello di fuoco, che rappresenta il cammello utilizzato dagli esattori musulmani per riscuotere le tasse. 
  Ogni anno si ricorda la liberazione dall'occupazione saracena, bruciando in piazza proprio il cammello, simbolo della persona più odiata dal popolo, ovvero l'esattore. È evidente che l'atavico e odioso rapporto tra esattore e popolo talvolta può tentare la politica. Così è accaduto in questa circostanza: i proponenti sono caduti in tentazione, nella tentazione di lucrare un po’ di facile consenso. 
  Perché la maggioranza pensa questo ? Perché la proposta di legge è costruita sul «dagli all'esattore e a chi lavora con lui», ma ha l'evidente torto di pensare che, tolta di mezzo Equitalia – ricordiamolo, recente frutto di un processo di pubblicizzazione della riscossione in Italia – e precarizzata almeno metà dei suoi dipendenti, l'antico problema sia risolto. Invero, se le modalità di riscossione in Italia possono davvero ritenersi vessatorie e, nel contempo, poco efficaci, e avrebbero aumentato la distanza fra il cittadino e le istituzioni, così come recita la relazione alla proposta di legge, di certo la colpa non sarebbe di Equitalia, ma sarebbe ascrivibile certamente alla legislazione vigente in materia di riscossione. 
  Equitalia agisce in forza di leggi e agisce su richiesta degli enti impositori: l'Agenzia delle entrate, gli enti territoriali o gli altri enti pubblici. Nella legislazione italiana, la figura dell'accertatore e la figura dell'esattore non sono mai coincise; i proponenti propongono di farlo. Cosa accadrebbe se, improvvisamente, nella nostra legislazione tributaria, decidessimo un'inversione di rotta così netta ? Innanzitutto, la confusione di ruoli tra l'accertatore e l'esattore indebolirebbe il contribuente. Noi stiamo provando, con la legge di delega fiscale, a rafforzare il contribuente nel rapporto con il fisco, per trovare un migliore equilibrio; in questo caso, riusciremmo a fare esattamente il contrario. La legittimità degli atti, nel momento in cui le due fasi della riscossione e dell'accertamento non sono ben distinte, è più difficile da essere colta nella difesa del contribuente. 
  In verità, vi sono Paesi europei molto importanti e molto vicini – Francia, Germania, Regno Unito – dove questa funzione viene accentrata nelle mani di quella che in Italia è l'Agenzia delle entrate; però, proprio per l'esigenza di una maggiore tutela nei confronti del cittadino, la fase esecutiva della riscossione coattiva ricade sulla giustizia civile. 
  Quindi, in Francia, in Germania e nel Regno Unito, effettivamente, l'Agenzia delle entrate svolge anche il ruolo di riscossione, ma si ferma nel momento di aggredire il patrimonio del contribuente e si affida a quelli che in Italia sono gli ufficiali giudiziari e, comunque, a quelle che sono le sezioni dei tribunali che si occupano di procedure esecutive. È evidente che una condizione del genere, riversata tout court nel nostro ordinamento giudiziario, creerebbe danni straordinari e ulteriori alla nostra giustizia civile. 
  È da sottolineare l'impreparazione funzionale e logistica dell'Agenzia, se fosse raccolta questa proposta di legge. E ancora, l'Agenzia, che non ha mai riscosso direttamente i tributi erariali, dovrebbe d'un tratto riscuotere non solo i suoi crediti, ma anche i crediti degli altri enti. La conclusione sarebbe facile da immaginare: Agenzia in tilt e contribuenti meno tutelati.

E ancora, nella proposta di legge si fa un po’ di confusione. Si fa un po’ di confusione, perché si confondono gli interessi con altre partite. Si confondono gli interessi con le spese di esecuzione, si confondono gli interessi con alcune sanzioni che sono previste, non tanto nel sistema tributario, quanto in quello previdenziale. Insomma, non si fa un buon lavoro, perché in un ginepraio di norme che è il nostro sistema tributario lo si arricchisce di ulteriore confusione. Anche la maxi rottamazione dei ruoli che viene proposta non convince perché creerebbe una diseguaglianza evidente tra il passato e il futuro e non convince anche perché odora molto di condono. Il problema allora, Presidente, non è l'esattore, ma è la legislazione in materia di riscossione. Va cambiata, ragioniamoci senza nessuna caccia all'untore. Noi pensiamo di sì, la maggioranza pensa che uno degli argomenti sul quale concentrare la nostra attenzione di legislatori sia la materia della riscossione dei tributi soprattutto quella coattiva, anche perché la riscossione coattiva è uno snodo ineludibile nel rapporto Stato-contribuente. Se vogliamo raggiungere l'ambizioso obiettivo di cambiare tale rapporto, come questo Governo si è proposto, di costruire un fisco amico, o almeno un fisco percepito come non nemico, non ostile, c’è qualcosa da fare, noi lo sappiamo da tempo. Abbiamo cominciato; abbiamo cominciato ad ammorbidire l'impatto della riscossione coattiva in un momento di grande difficoltà economica e sociale come questo, abbiamo cominciato l'anno scorso, incidendo sulla rateizzazione nella fase della riscossione e tutelando la prima casa. Lo abbiamo scritto nella legge delega, abbiamo chiesto al Governo di rivedere la governance di Equitalia e soprattutto di riportarla sotto il controllo del MEF e non più sotto quello dell'Agenzia. Abbiamo chiesto al Governo di disciplinare in modo omogeneo le rateizzazioni dei debiti tributari. Abbiamo chiesto al Governo di riordinare l'intera disciplina della riscossione, in modo particolare, guardando verso quella dei tributi locali che certamente ha creato negli anni scorsi i maggiori problemi e che ha bisogno di maggiore attenzione. Il Partito Democratico, in particolare, aggiunge un argomento: vorrebbe superare lo strumento dell'aggio esattoriale per sostituirlo con quello dei costi di gestione da ribaltare, ovviamente, nella riscossione coattiva. Uno Stato perfetto non ha bisogno dell'esattore in quanto i suoi cittadini adempiono spontaneamente al dovere di pagare le tasse. La storia dell'uomo, però, ci ha insegnato che, fino ad oggi, questo Paese perfetto non è mai esistito e che la figura dell'esattore, purtroppo, è necessaria oggi come ieri. Allora, e mi avvio a concludere, evitiamo di cadere in tentazioni populiste, diamo piena attuazione alla legge di delega fiscale e concentriamo la nostra riflessione sul modello possibile di riscossione dei tributi nella nostra epoca storica. 
  Per tutte queste ragioni, la maggioranza, nella Commissione finanze, mi ha dato l'incarico di esprimere, signor Presidente, parere contrario.