Data: 
Mercoledì, 17 Aprile, 2024
Nome: 
Roberto Morassut

Grazie, Presidente, abbiamo chiesto un intervento sull'ordine dei lavori per ricordare in quest'Aula la ricorrenza dell'ottantesimo anniversario del rastrellamento del Quadraro, quartiere popolare di Roma, dove il 17 aprile 1944, attraverso un'operazione militare e criminale, gli occupanti nazisti, le SS e i militari della Repubblica Sociale portarono a compimento un rastrellamento di 2.000 persone nel quartiere del Quadraro, che furono ammassate dentro gli stabilimenti di Cinecittà. In seguito circa 700 di queste persone - non è mai stato chiaro il conto, che fu tenuto dal parroco del quartiere, Don Gioacchino Rey, anch'egli portato e tradotto nei campi di concentramento tedeschi - furono portate, appunto, nei campi di concentramento tedeschi, trasformati in schiavi di Hitler e divennero, quindi, una ferita profonda, insieme a tutto il resto della popolazione colpita dal rastrellamento, della storia dell'occupazione nazista a Roma.

Fu questo il secondo crimine compiuto a Roma in quei mesi, pochi mesi prima c'erano state le Fosse Ardeatine. L'autore dell'evento fu lo stesso delle Fosse Ardeatine, cioè il tenente colonnello Kappler, perfetto interprete della banalità del male, ricordata da Hannah Arendt, in occasione del processo ad Eichmann, svoltosi a Gerusalemme, nel 1961.

Quella ferita è rimasta profonda, per generazioni, nei quartieri di Roma, in quei quartieri della periferia popolare della Roma di allora, che ancora oggi è una periferia popolare e operaia, quartieri del Quadraro, di Centocelle I quartieri del Quadraro, di Centocelle, del Quarticciolo, che erano stati dei quartieri ostili al fascismo, il quale aveva avuto bisogno di anni per entrare in questi quartieri. Il Quadraro, in particolare, era ricordato come il nido di vespe, era un luogo, si diceva, nella popolazione ostile alle truppe occupanti e antifascista, simile al Vaticano, ossia uno dei posti dove si poteva andare per restare sicuri ed essere coperti dall'occupazione nazista e fascista. Un nido di vespe, un luogo anche fisicamente caratterizzato da cunicoli e da grotte sotterranee, dove era possibile nascondersi.

L'Operazione balena, come dice la parola stessa, fu un accerchiamento del quartiere, di 2.000 soldati che poi mangiarono tutto e, stringendo il quartiere, portarono via tutto. La ferita è ancora presente e ogni anno c'è una cerimonia di ricordo - anche questa mattina si è svolta con il sindaco Gualtieri - che ricorda quella storia, ma non - ho concluso, Presidente - per consegnare a una memoria ingiallita questi eventi e queste ferite profonde, che ancora operano nella coscienza popolare, nella coscienza dei cittadini e nella coscienza nazionale, quanto perché dobbiamo sempre ricordare che le stragi, gli eccidi, la pulizia etnica, la guerra che porta tutto questo noi non l'abbiamo più conosciuta per 70 anni e forse le generazioni più recenti hanno dimenticato che cosa essa sia. Ma tutto questo continua a esistere e si sta avvicinando, sta tornando alle frontiere d'Europa, nella guerra in Ucraina, nella guerra israelo-palestinese, negli eccidi di Gaza e in tutto quello che accade in tanti focolai nel mondo intero, dove possiamo dire soltanto una piccola minoranza del mondo ha dimenticato il significato della guerra e delle sue conseguenze.

Quindi, il ricordo di oggi del Quadraro, non è soltanto il ricordo di un fatto nazionale, di una ferita nazionale profonda nel cuore della capitale, ma anche un monito e un segnale a ciò che il mondo ci sta consegnando e a come noi dobbiamo guardarlo nei prossimi mesi e nei prossimi anni.