Data: 
Lunedì, 4 Agosto, 2014
Nome: 
Simonetta Rubinato

 Signor Presidente, la ringrazio davvero per questo momento di commemorazione e partecipazione di tutto il Parlamento e, quindi, di tutto il Paese al grande dolore per un evento eccezionale che ha trasformato uno degli angoli davvero più belli, poetici e caratteristici della Marca trevigiana in un luogo di morte, in una vera e propria strage. Credo che nei momenti di grande lutto e dolore, la buona politica sia quella che unisce e non quella che divide e, quindi, di questo la ringrazio. Anche il gruppo del Partito Democratico esprime il più sentito cordoglio alle famiglie delle vittime le cui vite sono state tragicamente recise in un momento di semplice festa paesana. Vorrei ricordare i nomi di queste vittime rapidamente: Maurizio Lot, cinquantadue anni, operaio di Farra di Soligo, Luciano Stella, cinquant'anni, di Pieve di Soligo, Giannino Breda, sessantasette anni, un falegname in pensione di Falzè di Sernaglia della Battaglia, e Fabrizio Bortolin, quarantotto anni, di Santa Lucia di Piave, che lascia un bambino di appena due anni. Oltre a ricordare le vittime e le famiglie e ad essere vicini al loro dolore, vogliamo anche noi augurare ai feriti una pronta guarigione e siamo rassicurati dal fatto che soprattutto per i due più gravi le condizioni in questo momento sono stabili. Esprimiamo anche noi davvero un sentito ringraziamento ai circa 400 soccorritori che sono accorsi di notte in una zona completamente buia e travolta da un evento eccezionale e che si sono prodigati con generosità, tempestività ed efficacia per salvare quanti più dispersi possibili. In particolare vorrei ricordare gli uomini del soccorso alpino, dei Vigili del fuoco, della Guardia forestale e della Protezione civile. Infine, termino dicendo che oggi è prematuro formulare giudizi nel merito che spetteranno ai tecnici competenti, ma riteniamo anche che, seppure si è trattato di un evento meteorologico straordinario, che ha portato un torrente da cinque metri di larghezza del suo bacino ad arrivare ad oltre sessanta metri di larghezza, sia giusto interrogarci, dovremo interrogarci sulle ragioni per cui questo evento straordinario ha avuto così gravi conseguenze, ovvero se questa tragedia sia anche la conseguenza di un modello di sviluppo intensivo del nostro territorio che, da una parte, ha portato allo sfruttamento a favore di alcune attività più redditizie e, dall'altro, all'abbandono di ampia parte delle nostre colline. Quanto sta avvenendo a livello climatico non può lasciarci indifferenti o rassegnati ma deve indurci tutti senza polemiche dai rappresentanti delle istituzioni ai cittadini...ad un cambio di rotta che passi dallo sfruttamento ad una nuova cura da parte dell'uomo di un paesaggio così bello e, proprio per questo, così delicato e fragile.