• 23/11/2016

La vice presidente della Camera: evitiamo, almeno noi, il frastuono

“Da molte settimane ormai, come molti colleghi parlamentari e dirigenti del Pd, giro l'Italia per raccontare la riforma costituzionale, per spiegare le ragioni per cui l'ho votata convintamente alla Camera e per cui mi auguro che i cittadini la confermino con il loro Sì il 4 dicembre.

E' un'esperienza straordinaria: c'è partecipazione, interesse, dibattito, domande serie dal pubblico, a volte entusiasmo a volte dubbi, mai disimpegno, mai toni urlati anche quando si tratta di confronti tra il Sì e il No.  Finisce il dibattito, accendo la televisione o vado a guardare le ultime notizie politiche sul tablet e vedo un'altra campagna: parole forti, non di rado insulti, confronti che scivolano rapidamente nella rissa. Della riforma non si parla quasi per nulla, la polemica si concentra sui compagni di viaggio, su ciò che succederà dopo il 4 dicembre, sui difetti o i pregi di questo o quel leader politico. Uno scarto enorme, un clima completamente diverso”.

Così la vice presidente della Camera, Marina Sereni.

“Non so quale delle due campagne influenzerà di più gli elettori... ma possiamo in parte sottrarci a questo modo di fare la campagna referendaria? A costo di apparire ingenua e fuori dal mondo rispondo di sì, penso che almeno dobbiamo provarci. Se vogliamo contrastare gli "imprenditori della paura", quelli che prosperano se l'Italia va male mentre perdono terreno se le cose migliorano, credo abbiamo solo una strada: tornare al Paese reale, parlare con le persone in carne ed ossa, cercare di capire le loro preoccupazioni, cercare di spiegare cosa c'è nella riforma del bicameralismo e perché un Parlamento più efficiente e un sistema più semplice può essere utile alla vita concreta di ciascuno. Se faremo questo, comunque andrà, avremo ascoltato e parlato con milioni di cittadini e avremo praticato la buona politica, avremo valorizzato fino in fondo la disponibilità e la voglia di partecipazione democratica che il referendum ha risvegliato nel Paese.

Senza avventurarci in scenari o retroscena da fantapolitica…Se vince il Sì comincia una stagione di rinnovamento delle istituzioni democratiche: si farà la legge elettorale per il nuovo Senato, riconoscendo un peso ai cittadini al momento del voto dei consigli regionali, si modificherà l'Italicum, anche alla luce dell'ormai prossima pronuncia della Corte, si riscriveranno i regolamenti parlamentari... Se vince il No le istituzioni parlamentari restano come sono oggi, ma non è vero che non cambia nulla perché l'effetto sarà di indebolire e destabilizzare il Paese”.

“Chi è soddisfatto della situazione attuale, o chi pensa che non sia ancora venuto il momento per uscire dalla crisi e dalla lunga transizione del sistema politico italiano fa bene a votare No. Chi sente che l'Italia deve imboccare una strada nuova non potrà che votare Sì. Entrambe le scelte sono da rispettare – conclude - a noi serve che siano frutto di una riflessione ponderata. Evitiamo, almeno noi, il frastuono”.