26/07/2023 - 17:26

“Ancora una volta, anche in questo nostro secondo question time, il governo non è stato in grado di dare le risposte che la città di Taranto, i lavoratori del sito produttivo dell’Ex Ilva e più in generale la filiera dell’acciaio, attendevano. Tolta la riproposizione dello sbandierato tavolo di coordinamento per un nuovo accordo di programma, continuiamo a non ricevere dal governo nessuna notizia su quali siano le intenzioni della multinazionale Arcelor Mittal, che ha ricevuto risorse e garanzie ma non presenta alcun piano industriale. Nulla di concreto sugli investimenti per la decarbonizzazione dell’impianto, per il riequilibrio nella governance e per l’accelerazione nella ricerca di un partner industriale. Nulla sui passi concreti per la riconversione del sito produttivo per renderlo la più grande acciaieria verde d’Europa, o sulle iniziative per il rilancio del territorio, tra cui il Porto, il parco eolico offshore e gli altri insediamenti industriali. Nulla sulla rinascita economica, sociale e ambientale di Taranto, e sui livelli occupazionali, attraverso scelte da compiere con il pieno coinvolgimento del territorio, delle parti sociali, dei lavoratori e delle famiglie. Nulla di tutto questo, mentre una cosa è certa: in Aula ci batteremo con determinazione per dare un futuro a Taranto e al progetto finalizzato alla produzione dell’acciao verde”.

Lo dichiarano i deputati democratici della commissione Attività produttive, Andrea Orlando e Vinicio Peluffo, in occasione del question time con la sottosegretaria al Mimit, Fausta Bergamotto.

29/06/2023 - 11:56

La risposta fornita dal ministero delle Imprese sugli obiettivi di rilancio dell’Ilva di Taranto a una mia interrogazione ha senz’altro offerto elementi interessanti ma lascia un quadro di preoccupante incertezza.

Il ministero annuncia infatti un nuovo Accordo di programma con l’obiettivo di rendere l’Ilva di Taranto la più grande acciaieria verde d’Europa, con investimenti per il processo di decarbonizzazione, per la tutela della salute e dell’ambiente, prevedendo anche l’attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno’. Non chiarisce però se questo nuovo piano sia previsto come integrazione del precedente o lo sostituisca integralmente.

Il Ministero sottolinea inoltre che lo Stato ‘ha riacquistato la libertà che non aveva e può anticipare la salita in maggioranza rispetto alla prevista data del maggio 2024, oltre al fatto che può intervenire un altro partener industriale, cosa prima non possibile’, senza però dare alcuna indicazione sulle modalità di questa possibile accelerazione.

Insomma, per affrontare una questione complessa come quella dell’Ilva di Taranto servirebbe maggiore chiarezza sui progetti e sui tempi per concretizzarli.

Lo dichiara il deputato democratico Andrea Orlando

31/05/2023 - 16:22

"Nella giornata del 23 maggio 2023, a Palermo, per le celebrazioni dell'anniversario della strage di Capaci, dove lungo l'autostrada 31 anni fa Cosa nostra piazzò il tritolo che uccise i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, una manifestazione promossa da un cartello di associazioni e comitati studenteschi e dalla Cgil di Palermo, alla quale hanno aderito anche Agende Rosse, Anpi, comitati e associazioni antimafia, aveva in programma di partire dalla facoltà di Giurisprudenza per arrivare all'albero di Falcone per il minuto di silenzio alle 17.58, ora in cui esplose l'ordigno. Nelle intenzioni dei promotori si trattava di una manifestazione alternativa alle commemorazioni ufficiali, aperte la mattina dal Ministro dell'Interno. I manifestanti sono stati però bloccati in via Notarbartolo dalle forze dell'ordine, prima dell'incrocio con via Piersanti Mattarella, da mezzi blindati di polizia e carabinieri e da cordoni di agenti in tenuta antisommossa, in base, si apprende, ad un'ordinanza della questura di Palermo emessa, pare, poche ore prima, «per motivi di ordine pubblico». In seguito al blocco, dunque, di solo uno dei due cortei, la tensione è salita ed è sfociata in manganellate e percosse contro i manifestanti, come risulta anche dai video diffusi dai media, che testimoniano, tra l'altro, di studenti a terra, spintonati e tenuti giù a forza; soltanto poco prima del canonico minuto di silenzio preceduto da uno squillo di tromba, la polizia avrebbe sciolto il cordone e lasciato passare i manifestanti, anche se i blocchi sono proseguiti ancora lungo il percorso e la tensione è rimasta alta: per la prima volta le manifestazioni pacifiche che attraversano la città di Palermo il giorno della strage di Capaci, patrimonio collettivo e fortemente simbolico per la lotta alle Mafie, sono diventate terreno di scontro e di repressione della libertà di manifestare tutelata dalla nostra Costituzione. La manifestazione di Palermo rappresenta tradizionalmente il momento più significativo della commemorazione della strage di Capaci e della giornata della legalità, ma purtroppo i disordini causati dai blocchi e dai disordini e dal mancato ingresso in via Notarbartolo hanno pregiudicato il buon esito della manifestazione".

 

Lo scrive deputato Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in una interrogazione presentata alla Camera insieme al collega Anthony Barbagallo e rivolta al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, per sapere "se non ritenga di dover fornire immediate spiegazioni in merito ai gravissimi fatti esposti, quali motivazioni possano averlo condotto ad assumere la decisione di chiudere l'accesso nelle zone adiacenti all'albero Falcone a migliaia di cittadini che manifestavano pacificamente contro le Mafie, e, soprattutto, se non ritenga di dover giustificare l'uso sproporzionato della forza nei confronti di studenti e manifestanti".

12/05/2023 - 10:20

I deputati liguri del Partito Democratico Andrea Orlando e Valentina Ghio, con la Presidente del Gruppo Chiara Braga e i componenti delle commissioni Trasporti e Ambiente, hanno presentato un’interpellanza urgente alla Camera in cui chiedono al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini se le contestazioni sollevate dal Tar per l’assegnazione dell’appalto a Webuild possano rappresentare un rischio per la realizzazione della Diga di Genova e se è concreto il rischio di richieste risarcitorie milionarie e la possibile accusa di danno erariale; e come sia stato possibile procedere con la posa della prima pietra senza l’approvazione dei progetti esecutivi e la conclusione delle verifiche del modello geologico-geotecnico propedeutiche all’avvio del cantiere.

“Il Ministro deve chiarire se le ultime contestazioni arrivate dal Tar sull’assegnazione dell’appalto per la Diga di Genova, possano rappresentare un pericolo relativo all’effettiva capacità di realizzazione dell’opera e se c’è un rischio concreto di richieste risarcitorie milionarie a carico dell’AdSP”, lo domandano attraverso un’interpellanza urgente al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini i deputati liguri del Partito Democratico Andrea Orlando e Valentina Ghio, dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso del consorzio Eteria.

“Anche se la disciplina prevista per le opere finanziate con il Pnrr consente di poter proseguire con i lavori - osservano Orlando e Ghio - l’illegittimità dell’atto ha valore ai fini risarcitori che si profilano milionari. Inoltre se venisse evidenziata L’illegittimità della gara scatterebbe anche la possibile accusa di danno erariale a carico dell’AdSP”.

“La Diga – sottolineano i deputati PD – è una delle opere più importanti del Pnrr ed è un’infrastruttura strategica e fondamentale per Genova e il suo porto, perché permetterà di ospitare in sicurezza navi di ultima generazione, ma stiamo assistendo a continui errori procedurali che ne ritardano e mettono in discussione il percorso".

“Abbiamo assistito alla posa della prima pietra della Diga senza che le procedure propedeutiche per l’avvio del cantiere fossero concluse e pochi giorni prima del clamoroso pronunciamento del Tar. Adesso il Ministro, ma anche Autorità Portuale, Regione e Comune devono fornire nelle sedi opportune i chiarimenti necessari sui rischi e le contromisure intraprese per assicurare la realizzazione dell'opera", concludono Orlando e Ghio.

09/05/2023 - 18:10

Il deputato del Pd ed ex Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha presentato una interrogazione alla Camera dei Deputati rivolta al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio in cui gli fa presente che,  premesso che "tra i requisiti per la nomina dei giudici popolari per le Corti di assise vi è quello di avere un’età non inferiore ai 30 anni e non superiore ai 65 anni e che i giudici popolari integrano la composizione delle Corti d'Assise e delle Corti d'Assise di appello, e cioè gli organi giurisdizionali che giudicano sui reati di maggior gravità e allarme sociale. Nel novembre del 2022 - ricorda Orlando nell’interrogazione- la Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha dichiarato la nullità di una sentenza e dell’intero procedimento di primo grado ex art. 178, lettera a), c.p.p., per la presenza nel collegio di un giudice popolare che, legittimamente immesso nelle funzioni, nel corso del dibattimento, aveva compiuto il sessantacinquesimo anno di età. Tale decisione ha avuto come conseguenza,  come hanno denunciato anche gli organi di informazione, la scarcerazione di imputati molto pericolosi condannati in primo grado a lunghe pene detentive per gravissimi reati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Proprio il Ministro Nordio, invece, nel rispondere lo scorso 16 febbraio 2023 - aggiunge Orlando -ad un question time che esprimeva grave preoccupazione rispetto alla citata decisione della Corte di Assise d’appello di Palermo e ai suoi gravi effetti, sosteneva che questa sarebbe del tutto coerente con quella della Corte di Cassazione, la quale, sempre secondo le parole del Ministro, si sarebbe espressa nel tempo in modo costante, anche a Sezioni Unite. Non solo: si dichiarava, al contempo, testualmente, “propenso a una rimodulazione totale della legge”. L’esame delle decisioni della Corte di Cassazione dimostra chiaramente, invece, come la stessa non abbia mai espresso l’univoco e costante orientamento riferito dal Ministro interrogato, oltre a non essersi mai pronunciata in materia a Sezioni Unite".

“Ritengo urgente e immediato – chiede Orlando a Nordio- che il Ministro della Giustizia fornisca immediate rassicurazioni in merito ad un suo ravvedimento rispetto ad un’interpretazione della legge n. 287 del 1951 basata su presupposti manifestamente infondati, nonché sulla preoccupante ricaduta su processi particolarmente importanti e delicati che avrebbe una revisione della legge in questione, paventata dal medesimo Ministro".

19/04/2023 - 17:00

Il deputato Pd Andrea Orlando ha presentato una interrogazione sul presunto conflitto d'interessi del Ceo di Avio e sulle strategie aziendali

Il deputato del Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha presentato alla Camera dei Deputati una interrogazione al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso "per sapere se sia vero che almeno due dei tre fallimenti dei veicoli di lancio Vega siano il risultato diretto di scarso controllo di qualità e di riduzione dei costi, se non si ritenga che Giulio Ranzo, contemporaneamente Ceo di Avio e maggiore azionista di Orbit S.p.A., sia in evidente conflitto di interessi e che il suo compenso complessivo di oltre il milione di euro annuo non sia sproporzionato in relazione ai risultati operativi, e quale sia la strategia di ricerca e sviluppo dell’azienda a fronte degli importanti contributi dell’ Agenzia Spaziale Europea, dell’Agenzia Spaziale Italiana e del PNRR".

Nell'interrogazione presentata dall'esponente del Pd, firmata anche dai deputati democratici Peluffo, Gnassi e Di Biase, si ricorda che "il 20 marzo 2023 è stata pubblicata sul sito Europe in Space un’inchiesta dedicata ad Avio (Avio under the microscope) con una riflessione su come l’azienda sta utilizzando il supporto istituzionale, analizzando le possibili cause che hanno portato al fallimento di tre lanci del vettore Vega. La tesi sostenuta è che i fallimenti siano da imputare ad una politica di riduzione dei costi, successiva alla collocazione in borsa nel 2017, che ha causato una drastica riduzione dei controlli di qualità. Vengono analizzate le attività finanziarie della società evidenziando una serie di criticità quali il riacquisto di azioni per un valore che supera largamente l’utile aziendale, sfruttando come veicolo la costituita In Orbit S.p.A., fondata dallo stesso Ceo con altri 50 manager di Avio".

29/03/2023 - 17:05

“Il ritardo per la costituzione della commissione bicamerale Antimafia non è più accettabile. A ormai oltre 6 mesi dall’avvio della Legislatura, facciamo appello alla presidenza della Camera e a tutti i gruppi parlamentari di mettere fine a questa serie di incomprensibili rinvii. Come è stato con chiarezza denunciato anche dalla Corte dei Conti, in un momento così delicato di forti rischi di infiltrazioni mafiose per progetti e lavori legati alle risorse del Pnrr e con le nuove norme che riformano, e secondo noi peggiorano, il codice appalti, serve che la commissione sia costituita e pienamente operativa”. Lo dichiarano i componenti designati dal Gruppo della Camera Partito democratico, Peppe Provenzano, Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Anthony Barbagallo.

 

 

02/03/2023 - 13:45

Chiediamo al governo un confronto su politiche industriali per il Paese, da costruire con forze sociali.

"Noi, signori del governo, chiediamo un confronto e magari anche un patto per le politiche industriali necessarie al paese, da costruire prima di tutto con le forze sociali. Un lavoro da fare con metodo e sostanza diametralmente opposti a quelli che connotano questo provvedimento. Avevate le risorse per far cambiare strada ad Ilva, o almeno per condizionare e correggere le disfunzioni più macroscopiche, anche mettendo in conto un cambio di governance. Le avete usate per pagare le bollette e così comprare un po’ di tempo. Ma il tempo non utilizzato per costruire strategie è tempo sprecato. Noi crediamo, come voi qualche mese fa, che questo sia il tempo di mettere in campo nuove politiche industriali e per questo diciamo no ad un provvedimento che suona come una capitolazione della politica, oltre che come una occasione sprecata". Lo ha detto il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando nella dichiarazione di voto sul Dl Ex Ilva alla Camera dei Deputati.

"In un contesto obiettivamente difficile, come notato diversi osservatori, Arcelor Mittal ha dato più volte l’impressione - ha aggiunto Orlando - di fare tutto ciò che poteva per peggiorare la situazione. La multinazionale franco indiana vuole e, forse, ha mai voluto davvero il rilancio di Ilva? Non è un processo all’intenzioni, perché mentre è perdurata l’agonia di Taranto e Acciaierie d’Italia, la multinazionale ha raggiunto un livello di profitti record per la sua storia imprenditoriale, conquistando spazi di mercato proprio da dove Acciaierie d’Italia si è dovuta giocoforza ritirare".

"Questo decreto fallisce l’obiettivo. I difensori di Arcelor Mittal giustificano il progressivo disimpegno con l’abolizione del cosiddetto scudo penale. Ci sarebbe molto da discutere se questa sia una ragione o un alibi. Fatto sta che voi mettete sul tavolo - ha ricordato l'esponente Pd - sia i soldi sia lo scudo, in cambio avete la garanzia che la realizzazione dei piani, sia quello ambientale sia quello industriale, riprenderà? E con che tempi? Non ha niente da dire, la ministra Calderone, rispetto al fatto che lo scudo rischia di essere un esimente anche per responsabilità legate alla sicurezza sul lavoro? Avete ottenuto garanzie su un cambio di atteggiamento verso i fornitori? E soprattutto, al di là delle buone intenzioni del ministro competente che ha accennato recentemente a un nuovo accordo di programma, ci sono garanzie riguardo al ripristino di rapporti con la città più ferita, Taranto, e con le istituzioni locali in generale? La risposta a tutte queste domane è un sonoro no!".

"Sull’acciaio, e non solo sull’acciaio, alla luce dell’aumento del costo strutturale dell’energia, di quello dei noli marittimi - ha spiegato l'ex ministro dem - di fronte ad una guerra commerciale che non accenna a placarsi o ai piani protezionistici di alcuni paesi concorrenti come gli Stati Uniti e la Germania e in conseguenza dei ritardi nell’attuazione del PNRR, che fa l’Italia? Su quale piattaforma porta avanti una battaglia per nuovi strumenti in Europa, per difendere e potenziare le filiere strategiche, per garantire gli approvvigionamenti, per conquistare produzioni mentre si riorganizzano le catene a livello globale? Questa sarebbe la discussione da fare. E per la verità il Ministro Urso ne è parso consapevole. Lo ha detto in alcune interviste, nelle audizioni in commissione. E qual è la conseguenza? Qualche dichiarazione propagandistica contro il passaggio all’elettrico, ininfluente nei rapporti con Bruxelles, qualche lamentela contro i piani nazionali che alterano le regole della concorrenza, nessuna misura nella legge di bilancio e poi la fuga dal confronto di oggi".

16/02/2023 - 10:50

“Quando effettivamente siano cominciati gli ascolti dei detenuti ristretti al 41-bis; quali siano state le motivazioni che hanno indotto l’amministrazione penitenziaria a cambiare la socialità del detenuto, da chi fosse formato il gruppo di socialità precedente e, eventualmente, sulla base di quali criteri sia stata compiuta la scelta dei componenti del nuovo gruppo; quali siano state, inoltre, le ragioni che abbiano spinto la Sua amministrazione a creare le condizioni per una disomogeneità tra categorie di detenuti, anche incorrendo nel rischio che la comune permanenza possa condurre a commistioni tra associazioni criminali di natura diversa”.

Queste le richieste contenute nella seguente interpellanza rivolta dal Gruppo Pd della Camera al ministro Nordio in merito agli ascolti delle conversazioni fra Cospito e altri detenuti al 41 bis nel carcere di Sassari e alle scelte rispetto all’assegnazione del gruppo di socialità del detenuto Cospito. L’atto parlamentare è firmato dalla capogruppo Debora Serracchiani, dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, dal vice segretario e vicecapogruppo alla Camera Peppe Provenzano, dal del deputato Silvio Lai e dal capogruppo in commissione Giustizia Federico Gianassi. Analoga interrogazione la presentiamo al Senato, a firma della capogruppo Simona Malpezzi, dei membri della commissione Giustizia Walter Verini, Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli e dalla vice presidente del Senato Anna Rossomando.

 

INTERPELLANZA

I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della Giustizia; per sapere; premesso che:

i cosiddetti circuiti  penitenziari  dovrebbero avere  la finalità  di preservare l’ordine e il funzionamento degli istituti penitenziari, e sono prevalentemente regolati in via amministrativa da una serie di circolari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), che disciplinano l’esercizio del potere discrezionale inerente alla gestione dei detenuti e degli internati, secondo i criteri individuati dagli artt. 13 e 14 della legge n. 345 del 1975 che, nel tendere all’individualizzazione del trattamento, prevedono che la popolazione carceraria sia raggruppata per categorie omogenee, ciò sia perché le possibilità di successo di un programma risocializzante sono collegate all’omogeneità e all’affinità del gruppo di trattamento, sia perché, sempre nella medesima prospettiva, occorre evitare “influenze nocive reciproche”;

la circolare del DAP n. 3359/5808 del 21 aprile 1993 originariamente  ne prevedeva tre,  alta sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata, ma la circolare del DAP n. 3619/6069 del 21 aprile 2009 ha ulteriormente suddiviso la cosiddetta “alta sicurezza”  in tre circuiti: Alta Sicurezza 1 (A.S. 1) in cui sono collocati i “detenuti ed internati appartenenti alla criminalità organizzata di tipo mafioso”, Alta Sicurezza 2 (A.S. 2) , per “soggetti imputati o condannati per delitti commessi con finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza”, e Alta Sicurezza 3 (A.S.3), in cui si trovano i detenuti che hanno rivestito un ruolo di vertice nelle organizzazioni criminali;

la creazione di appositi circuiti penitenziari è prevista anche dall’art. 32 d.P.R. n. 230 del 20009, e nasce, soprattutto, in seguito ai gravissimi delitti compiuti dalla criminalità organizzata nei primi anni novanta, anche in risposta alle osservazioni critiche che avevano riguardato il regime di detenzione indifferenziata, nonché dall’esigenza di evitare le influenze negative tra i detenuti, per prevenire il pericolo che gli appartenenti al crimine organizzato potessero svolgere attività di proselitismo nei confronti dei delinquenti comuni, oppure si potessero avvalere dello stato di soggezione di questi ultimi nei loro confronti,  e per evitare, dunque, la commistione tra soggetti appartenenti a diverse consorterie organizzate di tipo mafioso o terroristico;

il detenuto Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di massima sicurezza “Giovanni Bacchiddu” di Sassari, a Bancali, il 4 maggio 2022 è stato trasferito in regime di cui all’art. 41- bis, prima di allora era detenuto in regime di alta sicurezza A.S. 2;

dalle risposte di diniego alle istanze di accesso agli atti inoltrate alla Sua amministrazione dai deputati Lai, Bonelli e Grimaldi, si apprende che il detenuto Cospito, in sciopero della fame dal 20 ottobre 2022, il giorno 24 dicembre 2022, in costanza di applicazione del regime di 41 – bis, viene inserito in “un nuovo gruppo di socialità e passeggi composto da: Rampulla Pietro, Di Maio Francesco, Cammarata Pietro”, pericolosi boss della mafia, ‘ndrangheta e camorra;

emerge, sempre dalle citate risposte del Suo ministero, che non risultano attività di ascolto di interlocuzioni, definite come frutto di “mera attività di vigilanza amministrativa”, tra Cospito altri detenuti fino al 23 dicembre 2022, data a cui risale la trascrizione del primo colloquio, poi ripetutasi il’11 gennaio 2023;

nel corso di una conferenza stampa tenutasi alla Camera il 10 febbraio, l’ex senatore Luigi Manconi, dichiarava che “fino al 23 dicembre 2022 il gruppo di socialità di Cospito al 41-bis era composto da detenuti ritenuti inoffensivi. Con il gennaio del 2023 il gruppo di socialità cambia e in luogo di quei detenuti arrivano tre boss di mafia, camorra e 'ndrangheta. Sono quelli di cui vengono registrate le conversazioni con Alfredo Cospito" "Su quei brandelli di conversazione nasce e cresce la narrazione sul rapporto di Cospito e degli anarchici con la criminalità organizzata. Improvvisamente si registrano le conversazioni”.

Se non ritenga urgente adottare misure che rientrino nelle sue proprie prerogative al fine di fare luce sulle suddette dichiarazioni; quando effettivamente siano cominciati gli ascolti dei detenuti ristretti al 41-bis di cui in premessa, nonché quali siano state le motivazioni che hanno indotto l’amministrazione penitenziaria a cambiare la socialità del detenuto, da chi fosse formato il gruppo di socialità precedente e, eventualmente, sulla base di quali criteri sia stata compiuta la scelta dei componenti del nuovo gruppo; quali siano state, inoltre, le ragioni che abbiano spinto la Sua amministrazione a creare le condizioni per una disomogeneità tra categorie di detenuti, anche incorrendo nel rischio che la comune permanenza possa condurre a commistioni tra associazioni criminali di natura diversa.

SERRACCHIANI, ORLANDO, LAI, PROVENZANO, GIANASSI

02/02/2023 - 12:28

“Assurde insinuazioni per difendere l’indifendibile, ne risponderete”

“Onorevole Foti, in questa grave vicenda, come è ormai chiaro a tutti, le spiegazioni le devono dare i suoi colleghi di partito, il ministro Nordio e la presidente del consiglio Meloni. Non certo noi: gli incontri nel carcere di Sassari li abbiamo fatti perché erano il motivo della nostra visita come abbiamo ribadito allo stesso Cospito. A fronte di sue affermazioni abbiamo chiarito che eravamo lì non per ascoltare le sue valutazioni ma per sincerarci delle sue condizioni di salute e l'adeguatezza della struttura al regime di detenzione del 41 bis. Tanto è vero che subito dopo abbiamo proseguito gli incontri sia con i detenuti dello stesso passeggio, con i detenuti comuni e con il personale che lavora nel carcere: dirigenti, medici, polizia penitenziaria. Abbiamo sempre ribadito l'esigenza assoluta di mantenere l'istituto del 41 bis come strumento di contrasto alla criminalità organizzata, che trova traccia nelle dichiarazioni all'uscita del carcere e in interviste rilasciate nei giorni seguenti. I vostri tentativi di buttare la palla in tribuna per difendere l’indifendibile sono sempre più goffi. Il tema, purtroppo, è di una gravità inaudita e, come abbiamo ribadito, andremo fino in fondo finché tutto non sarà chiarito perché è inquietante utilizzare informazioni riservate per manganellare l'avversario politico. Qualcosa che non si è mai visto. Chi ha utilizzato queste assurde insinuazioni nei confronti del Pd e per colpire noi ne risponderà in tutte le sedi”.

Lo dichiarano Debora Serracchiani, Silvio Lai, Andrea Orlando e Walter Verini.

12/01/2023 - 09:23

Una delegazione di parlamentari del Partito democratico oggi, giovedì 12 gennaio, nell’ambito di una visita in Sardegna si recherà nel carcere di Sassari in seguito all’appello pubblicato da un folto gruppo di giuristi e intellettuali per costatare concretamente le condizioni di Alfredo Cospito, lì detenuto.

La visita è prevista alle 11 circa e faranno parte della delegazione la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, i deputati Andrea Orlando e Silvio Lai e il senatore Walter Verini.

11/01/2023 - 18:45

Una delegazione di parlamentari del Partito democratico domani, giovedì 12 gennaio, nell’ambito di una visita in Sardegna si recherà nel carcere di Sassari in seguito all’appello pubblicato da un folto gruppo di giuristi e intellettuali per costatare concretamente le condizioni di Alfredo Cospito, lì detenuto.

La visita è prevista alle 11 circa e faranno parte della delegazione la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, i deputati Andrea Orlando e Silvio Lai, la vice presidente del Senato Anna Rossomando e il senatore Walter Verini.

21/12/2022 - 18:31

Dichiarazione di Andrea Orlando, deputato Pd

"Per fare fronte alla grave crisi che ha colpito i lavoratori delle Funivie di Savona avevo presentato un emendamento alla Legge di Bilancio per prorogare la scadenza della cassa integrazione fino al 31 Dicembre 2023. Nell'ambito di un intervento complessivo che riguarda l'infrastruttura,  il Governo ha accolto la mia proposta. Ora occorre non perdere tempo e lavorare sul potenziamento dell’infrastruttura con l’integrazione ferro/fune per rafforzare l’infrastrutturazione della portualità Savonese. Per questo motivo chiediamo che il Ministero delle Infrastrutture organizzi un incontro urgente con i sindacati e gli enti locali per affrontare il tema delle prospettive delle funivie e del porto di Savona". Lo dichiara il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro Andrea Orlando.

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