• 08/03/2016

"Non c'è neanche una riga dei testi dei nostri emendamenti in cui si parli della privatizzazione dell'acqua. Al contrario, vi è una chiara indicazione da un lato alle gestioni pubbliche in house a totale partecipazione comunale e vi sono clausole che assicurano il diritto ai 50 litri giornalieri come quantitativo minimo vitale garantito per persona, a dimostrazione della logica di equità e di garanzia alla quale i nostri emendamenti sono ispirati.
Il Movimento 5 Stelle, per l'ormai consueto clichè politicistico che intende individuare in ogni circostanza il Pd come la sentina di tutti i mali, confonde artatamente le acque -è il caso di dirlo- per sfuggire da due macroscopici limiti delle sue proposte. Ovvero quello di voler scaricare sulla fiscalità generale il peso del ritorno all'interno del perimetro della pubblica amministrazione del servizio idrico integrato, valutabile nell'ordine di diversi miliardi, e quindi di conseguenza aumentare le tasse a carico dei cittadini per un'operazione di evidente stampo ideologico.

La strada proposta dal Pd non prevede né l'aumento delle imposte né la difesa dei carrozzoni, ma la valorizzazione dell'efficienza del sistema attraverso una corretta pianificazione che mantenga le tariffe a livelli contenuti per garantire erogazione del servizio e realizzazione degli investimenti. Il Pd ha già dato risposte coerenti ai 27 milioni di italiani che abrogarono le norme del decreto Ronchi nel giugno 2011, stabilendo che nel codice degli appalti, così come nella riforma delle partecipate, verrà riconosciuta la peculiarità del servizio idrico integrato e la sua funzione pubblica. Nessuno di noi ha mai proposto, né mai lo farà, la privatizzazione dell'acqua. Ma bisogna che i grillini si informino, perchè la gestione ha natura e finalità pubblica anche laddove esercitata da soggetti diversi dall'azienda speciale. Non capiamo, infine, il motivo del ritiro dei nostri emendamenti. Si ha forse paura di dialogare, di confrontarsi, di entrare nel merito? Gli emendamenti sono lo strumento con i quali ciascun gruppo esprime la propria idea politica, e se si vuole ottenere una sintesi ci si confronta nel merito di essi. Ma pretendere che la maggioranza rinunci alle proprie idee, e addirittura sottoscriva acriticamente le idee della minoranza (alcune delle quali anche tecnicamente irrealizzabili) appare a metà strada tra il naif e il propagandistico".

Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, on. Enrico Borghi.