• 16/03/2016

“Non vi è alcun tradimento del referendum sull’acqua del 2011 che cancellava l’obbligo della privatizzazione della gestione del servizio idrico, ma non prevedeva in alcun modo l’obbligo della ripubblicizzazione del servizio. Proviamo, quindi, a fare chiarezza evitando inutili polemiche o strumentalizzazioni politiche. Grazie agli emendamenti del Pd abbiamo: a) rafforzato il diritto all’acqua potabile come un diritto umano essenziale, secondo criteri di efficienza, sostenibilità, solidarietà; b) garantito a tutti i cittadini il diritto all’acqua, fissando in 50 litri il quantitativo minimo vitale giornaliero per persona gratuito e garantito anche in caso di morosità; c) introdotto misure per garantire la trasparenza della bolletta, obbligo ad una banca dati accessibile al pubblico; d) istituito un fondo nazionale di solidarietà internazionale per  favorire l’accesso all’acqua potabile da parte di tutti gli abitanti del pianeta; e) evitato che a carico della fiscalità generale si facesse gravare il costo di oltre un miliardo di euro da riconoscere ai privati per  interrompere le gestioni in corso, gettando il settore idrico in un caos senza senso. Le forme di affidamento del servizio idrico sono quelle previste dalle norme europee e ai Comuni viene garantita la piena titolarità della scelta del modello di gestione (pubblico, misto pubblico-privato, privato). Il Pd ha lavorato seriamente per dare stabilità al settore e garantire davvero, al di là degli slogan, il diritto dei cittadini all’accesso all’acqua e ad un servizio idrico efficiente in tutto il Paese. Questo la verità sul nostro lavoro, altri hanno preferito fare demagogia anche su un tema così sensibile per la qualità della vita dei cittadini”.

Lo dichiara deputata democratica Chiara Braga, responsabile Ambiente Pd.