• 28/02/2018

La commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta dall’onorevole Chiara Braga, ha approvato nella seduta di oggi le relazioni territoriali sulla regione Campania (Relatrici: on. Braga, on. Polverini) e sulla regione Toscana (Relatori: sen. Puppato, on. Vignaroli), la relazione sulle bonifiche nei siti di interesse nazionale (Relatori: on. Braga, on. Zaratti), la relazione sul fenomeno delle "navi dei veleni" e i traffici internazionali di rifiuti negli anni '80 e '90. E’ stata inoltre approvata la relazione conclusiva sull'attività svolta nella XVII legislatura (Relatrice: on. Braga).

Con quelle approvate oggi si raggiunge il numero di 26 relazioni risultato mai raggiunto in precedenza dalla Commissione, che nella precedente Legislatura ne aveva approvate 14. La relazione finale – approvata all’unanimità – da conto analiticamente del lavoro della Commissione che ha acquisito documentazione rilevante ai fini delle indagini svolte per un totale di oltre 550.000 pagine, ha tenuto oltre 330 ore di seduta, ha svolto 49 missioni in Italia e all’estero, nel corso delle quali sono state esaminate in audizione circa 500 persone.

“L’indagine sulla regione Campania – ha dichiarato la presidente della Commissione onorevole Chiara Braga - è stata molto puntuale ed approfondita e ha consentito di restituire un quadro aggiornato di una situazione particolarmente complessa relativa alla Regione Campania . Sono state realizzate numerose audizioni in sede e missioni sul territorio: il mondo della politica, della magistratura, della scienza, degli organi di governo, delle forze di polizia, degli enti amministrativi di controllo, delle società partecipate, delle imprese, ma anche il mondo dei comitati e quindi dei rappresentanti della società civile e dei comuni cittadini, di quanti chiedono da sempre con forza una informazione seria e obiettiva, presupposto quest’ultimo indispensabile anche per ottenere dalla cittadinanza comportamenti consapevoli e collaborativi. Vista la complessità della situazione nella regione Campania, è difficile giungere a una conclusione univoca. Tuttavia la Relazione consente di analizzare aspetti finora mai ricostruiti con tale precisione: la mappatura dei terreni interessati da sversamenti e intombamenti di rifiuti  dalle prime dichiarazioni dei collaboratori a oggi, lo stato di avanzamento delle bonifiche sui SIN di Bagnoli e Napoli orientale anche alla luce  dei provvedimenti governativi recenti che hanno consentito di stanziare risorse e sbloccare situazioni ferme da decenni, seppur ancora lontane dalla conclusione.”.

“Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti – ha proseguito la presidente Braga – la regione Campania soffre ancora di una situazione critica, sia per quanto riguarda la gestione ordinaria – mancato raggiungimento dell’autosufficienza e di una soluzione per il trattamento degli scarti provenienti dalla raccolta differenziata, prosecuzione della gestione straordinaria delle società provinciali, procedure di infrazione europea – sia per quanto riguarda la gestione del ciclo straordinario dei rifiuti.  Di particolare rilievo è senza dubbio la vicenda ecoballe, approfondita con cura dalla commissione. Sono stati individuati i proprietari, attuali e pregressi, dei siti sui quali le ecoballe sono stoccate, i canoni di locazione che i soggetti percepiscono o hanno diritto a percepire e se gli stessi siano stati oggetto di una eventuale rinegoziazione. Dati, questi, che aiutano a comprendere quanto costa ancora alla regione Campania la vicenda ecoballe. Nonostante gli sforzi delle istituzioni, la situazione rimane ancora critica. Infine sul tema dei depuratori campani – ha proseguito l’onorevole Braga – la situazione presenta ancora oggi punti di forte criticità:  il 22 per cento circa della popolazione residente totale, non è ancora servita da impianti di depurazione. La gestione del ciclo delle acque non è affidata, come vuole la legge, dai comuni o dalle associazioni degli stessi (gli ATO) e le gestioni avvenute prevalentemente senza appalti hanno comportato un’ evidente ricaduta in termini di aggravi di spesa.”.

La relazione – composta da oltre 700 pagine – affronta infine le vicende giudiziarie e il ruolo della criminalità organizzata in campo ambientale, la vicenda della Terra dei Fuochi con una mappatura dei terreni agricoli interessati da effetti contaminanti e la loro eventuale destinazione ad uso agricolo. “Oggi esiste una chiara consapevolezza delle criticità da risolvere e sono state stanziate risorse importanti, ma non basta; occorre procedere a un’adeguata programmazione e alla corretta individuazione delle responsabilità per procedere nelle conseguenti politiche di contrasto agli illeciti ambientali, di bonifica delle pesanti eredità del passato e di restituzione del bene ambientale così pesantemente compromesso.”

La relazione territoriale sulla regione Toscana offre un quadro aggiornato, con alcuni dati e spunti nuovi: “Le relazioni che abbiamo ricevuto dalle Procure – ha dichiarato il presidente Braga – mostrano come la regione Toscana sia al sesto posto  nella classifica nazionale per numero di reati ambientali accertati. In Toscana i settori in cui negli ultimi anni si sono registrati gli illeciti più gravi sono quelli del riciclo degli stracci, dello smaltimento dei liquami, dei fanghi e dei rifiuti solidi. Assistiamo a fenomeni in parte noti da tempo, ma anche a modalità particolarmente sofisticate utilizzate nella gestione illecita nel settore dei rifiuti:  infiltrazioni di rifiuti pericolosi nei terreni e nelle cave, giro bolla, declassificazioni fittizie. Particolarmente delicato è il settore dei rifiuti pericolosi. Una serie di indagini, alcune delle quali ancora in corso, sia nel territorio livornese, sia in altri ambiti della Toscana, dimostrano l’esistenza di collaudati sistemi fraudolenti diretti a gestire lo smaltimento di questi residui, eludendo la normativa di settore per realizzare consistenti profitti illeciti. Tali sistemi si basano sul sodalizio criminoso che si crea tra chi produce i rifiuti, che ha interesse a smaltirli al costo più basso possibile e chi gestisce gli impianti di trattamento e gli impianti di smaltimento finale, con una chiara alterazione delle regole di mercato, in danno degli imprenditori onesti. Il caso toscano mostra con evidenza come il reato ambientale sia sempre di più un ‘delitto d’impresa’, strettamente correlato con aspetti criminali economici. Per quanto riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani – ha proseguito la presidente della Commissione – la Toscana presenta la criticità legata a  impianti in larga parte vetusti, che richiedono frequenti interventi di manutenzione straordinaria e scelte di programmazione coerenti”.

 

La terza relazione approvata oggi riguarda la bonifica dei siti d’interesse nazionale (SIN): “Su questo tema – ha dichiarato l’onorevole Braga – la commissione ritiene importante che vi sia una conoscenza pubblica, condivisa e realistica, dello stato di attuazione delle bonifiche, passo indispensabile per orientare le determinazioni del Parlamento e del Governo”.

“Numerosi siti di interesse nazionale – ha proseguito la presidente della commissione - corrispondono ai grandi poli industriali nazionali, dismessi o ancora attivi. E’ dunque evidente che una strategia efficace volta al rilancio delle bonifiche nei 40  Siti di Interesse Nazionale, oltre a favorire il riutilizzo di ampie porzioni del territorio già sfruttate, rispetto alla creazione di nuovi insediamenti, risulta determinante per lo sviluppo del tessuto produttivo, la preservazione di suolo oggi integro, l’incremento della competitività e la valorizzazione del territorio”.

“Per quanto riguarda i risultati conseguiti dall’inchiesta parlamentare, pur in presenza di una maggiore efficacia nel periodo più recente, le percentuali di aree bonificate sono ancora estremamente basse  e il quadro complessivo non consegna un adeguato livello di efficacia dell’azione amministrativa.”.

 

Per quanto riguarda l’inchiesta parlamentare sulle “navi dei veleni” la Commissione ha proseguito l’attività di indagine e approfondimento già avviata nella scorsa legislatura.  “La relazione – ha dichiarato l’onorevole Braga, relatrice del lavoro di approfondimento –  si concentra sulla ricostruzione puntuale dei grandi traffici di rifiuti dall’Europa verso i paesi del sud del mondo negli anni ‘80 e ‘90, dove l’Italia ha avuto un ruolo chiave. Della vicenda, come è noto, si è occupata la Commissione parlamentare fin dal 1995. Ventidue anni, sei legislature, sette commissioni parlamentari – includendo quella sul caso Alpi/Hrovatin – e diverse indagini della magistratura sono i numeri che mostrano il peso di questo fenomeno ma anche la difficoltà di pervenire a conclusioni univoche sull’intero fenomeno. Questi traffici possono essere considerati come il peccato originale della lunga e complessa storia dei rifiuti italiani. Gli anni ‘80 e ‘90 sono stati l’epoca d’oro dei viaggi dei rifiuti pericolosi italiani ed europei verso i paesi extra Ue, con una prevalenza del Nord Africa. La relazione si concentra in particolare sulla vicenda delle “navi dei veleni e nasce con il caso dell’arrivo in Italia di una serie di imbarcazione cariche di rifiuti industriali rispediti nel nostro Paese, che trova punti di contatto molto significativi con la storia delle “navi a perdere”. La storia delle navi dei veleni si svolge temporalmente appena prima dell’ingresso del clan dei casalesi nel mercato dello smaltimento dei rifiuti industriali. dall’analisi della documentazione relativa alle navi dei veleni è emerso come alcune società legate ai clan già operassero nel Nord Italia in epoca precedente al 1988; dato, questo, fino ad oggi non noto.