• 23/09/2014
“La vita e la morte di Giancarlo Siani, trucidato dalla camorra il 23 settembre 1985, sono ancora oggi una preziosa eredità a cui attingere per promuovere l’impegno civile indispensabile a fronteggiare la violenza e dei poteri mafiosi. La passione per il mestiere di giornalista lo aveva guidato a indagare con coraggio sui clan di Torre Annunziata e sull’intreccio perverso fra criminalità organizzata, politica e affari che condiziona pesantemente la convivenza democratica e l’affermazione dei diritti in molte aree del Mezzogiorno. Ha perso la vita giovanissimo perché raccontando i problemi della sua terra aveva sollevato il velo di apparente normalità di silenzi e omertà che maschera la vera natura delle mafie. Come allora, anche oggi, il giornalismo d’inchiesta è una delle frontiere più sensibili dell’antimafia civile e sociale e abbiamo bisogno di chi racconta e illumina le zone oscure e non a caso troppi giornalisti scomodi sono oggetto di minacce e intimidazioni. La Commissione Antimafia ha avviato un'indagine sul rapporto tra informazione e criminalità organizzata, con uno specifico gruppo di lavoro che dovrà formulare proposte a tutela della libertà e della dignità della professione.”