• 15/06/2015

In città sono presenti famiglie di riferimento della ‘ndrangheta

“Il sindaco, che accosta il Presidente della Commissione Antimafia Bindi ad un clown da circo, si chiede come mai avrebbe richiesto il commissariamento del Comune veronese e non quello di Roma. Tosi, uno dei pochi che non si è accorto che a Verona c’è la ndrangheta, mente sapendo di mentire”. Così Vincenzo D’Arienzo, deputato PD.

“In città - prosegue D’Arienzo - ci sono famiglie di riferimento della 'ndrangheta che hanno incontrato imprenditori che lui conosceva bene e amministratori pubblici veronesi, qualcuno anche a lui vicino, hanno organizzato summit nelle sedi di aziende, provato a mettere le mani in alcune operazioni urbanistiche della città (fallimento Rizzi, ex Tiberghien) ed erano interessate alla gestione di impianti sportivi comunali (Cabianca, San Michele Extra). Ci sono stati anche incendi di aziende e ville. Forse per distrarre l’attenzione, Tosi continua a gettare ombre su tutta la vicenda. Come? Parlando d’altro. Infatti, nessuno ha chiesto il commissariamento del Comune di Verona, ma solo l’eventuale istituzione di una commissione per l’accesso agli atti per approfondire le possibili e deprecabili infiltrazioni mafiose. Sulle infiltrazioni criminali Tosi è l'uomo sbagliato al posto giusto. Anziché polemizzare abbia il coraggio di dire pubblicamente che non vuole la commissione accesso sugli atti del Comune, come invece ha deciso l'antimafia all'unanimità. Se non c’è nulla ne gioverebbe anche lui” conclude D’Arienzo.