• 17/06/2014

E' positivo che il governo, attraverso il viceministro Nencini, abbia accolto la nostra proposta, di sganciare la nuova legislazione in materia di appalti dalla logica dell'emergenza e della rincorsa mediatica per legarla al recepimento delle direttive europee. Nel merito, serve non una rincorsa spasmodica a regole e controlli, ma il sostegno alle logiche di mercato, di qualificazione delle imprese, di competizione per fare emergere le imprese di qualità' e mettere ai margini quelle che vivono di corruzione. Dobbiamo aumentare il tasso di reale competizione, di mercato, di gara in un sistema troppo legato ai cartelli, alle economie di relazione che portano con se' opacità e corruzione. Per questo, serve un rafforzamento dei poteri e delle risorse dell'Antitrust (che in 22 anni ha fatto la miseria di una istruttoria all'anno) perché' cartelli tra imprese e corruzione si rafforzano a vicenda. E inoltre, qualificare le sezioni appaltanti (la riduzione del numero in se' non significa nulla) facendo attenzione ad evitare una centralizzazione che andrebbe a scapito delle piccole e medie imprese e dell'efficienza del sistema. Per capirci: se passiamo da 36.000 stazioni appaltati a 20 (i provveditorati alle opere pubbliche presso ogni regione) cadiamo dalla padella alla brace. Qualifichiamo invece le stazioni appaltanti, concentrandole presso le unioni di comuni e puntando sulla competenza, remunerazione e organizzazione del personale addetto. Insomma, togliamo acqua al pesce della corruzione e facendo salire il tasso di qualità' del sistema, anziché' concentrarci solo su sanzioni e controlli, strada battuta da vent'anni senza successo”.

Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Enrico Borghi