• 27/05/2016

“Dissuadere l’Arabia Saudita dall’eseguire la sentenza di condanna a morte di Ali Mohammed al-Nimr, nel pieno rispetto delle Convenzioni internazionali a tutela dei minori”. Lo chiede Giovanni Sanga, deputato del Pd, in un’interrogazione parlamentare al  ministro Gentiloni per conoscere quali iniziative il governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con le autorità saudite.

“Ali Mohammed al-Nimr è stato condannato alla decapitazione, alla crocifissione e alla putrefazione del corpo in pubblico, per aver partecipato nel 2011, durante la cosiddetta Primavere arabe quando aveva solo 17 anni, a una manifestazione contro il governo. Secondo quanto accertato dalle Ong internazionali che si sono interessate al caso, il  processo non ha garantito i diritti minimi dell’imputato, al ragazzo è stato negato un avvocato e lo stesso al-Nimr ha ammesso di aver subito torture. In base a convenzioni internazionali, il governo saudita non può condannare a morte un ragazzo che ha compiuto i reati di cui è accusato quando aveva meno di 18 anni, poiché ogni sentenza che impone la pena di morte a minorenni al momento del reato, nonché la loro esecuzione, è incompatibile con gli obblighi internazionali a cui anche l’Arabia Saudita ha aderito, soprattutto in considerazione del fatto che proprio lo scorso giugno l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad è diventato presidente del Gruppo consultivo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Tuttavia, nonostante il nuovo ruolo nell’ambito dell’Onu, la situazione dei diritti umani resta ancora molto lontana dagli standard del diritto internazionale: l’Arabia Saudita è il paese con il più alto numero di violazioni dei diritti umani accertate da organi internazionali indipendenti, tra cui l’Onu stesso, nonché il paese che detiene il record mondiale di esecuzioni capitali”.