• 14/09/2018

Veneto, Emilia e Lombardia hanno scelto percorso costituzionale e democratico

«Movimento 5 Stelle e Lega sono due partiti nazionali e come tali difendono la spesa pubblica storica e, purtroppo, anche quella improduttiva, fatta di assistenza e contrapposta allo sviluppo». Così il coordinatore dei parlamentari veneti del Partito democratico, Roger De Menech, dopo le dichiarazioni del sottosegretario Buffagni sull’autonomia del Veneto. «La presa di posizione del sottosegretario non è isolata», ricorda De Menech, «arriva infatti dopo quella di qualche settimana fa del ministro per il Sud, Barbara Lezzi. Temo si stia costituendo un fronte nazionale per contrastare le richieste di autonomia delle regioni più avanzate. Oltre al Veneto lo Stato ha trattative aperte anche con Lombardia ed Emilia Romagna. Il Movimento 5 Stelle si sta configurando sempre più come il partito dell’assistenzialismo, l’esatto contrario di ciò che serve ai cittadini e alle imprese per crescere e competere in Europa. Dalla Lega arriva invece un imbarazzante silenzio. Con Salvini impegnato a raccogliere consensi nel Mezzoggiorno, il partito ha abbandonato del tutto la rappresentanza dei territori e dei suoi interessi». 

«Possibile che il presidente veneto Zaia non riesca a costruire un’alleanza con i membri del suo stesso partito, tanto da non capire qual è la posizione di Salvini e tanto meno con gli alleati di governo?»

Il percorso scelto dalle tre regioni del Nord, afferma il deputato, «può essere discusso politicamente e nei contenuti, ma formalmente è corretto: è previsto dalla Costituzione che le Regioni possano chiedere la gestione diretta di una, più materie concorrenti. Ricordo poi che il processo avviato nelle regioni del nord e accompagnato in primis dal governo Gentiloni ha stimolato altri territori ad avviare un proprio progetto di autonomia amministrativa, come nel caso della Campania, delle Marche, della Liguria e del Piemonte».

Va sottolineato infine, dice De Menech, «che l’autonomia amministrativa è uno strumento di governo, non un fine in sé. Quattro regioni e due province italiane godono di ampi spazi di autonomia legislativa, regolamentare e finanziaria. Il che non ha impedito l’insorgere di forti differenze e squilibri che si riflettono sulle opportunità di sviluppo dei territori interessati, sul lavoro e sulle opportunità sociali, culturali ed economiche dei rispettivi abitanti. Resto convinto che il principio cardine sia quello della responsabilità».

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