• 21/01/2015

Riforma sistema creditizio richiede idea del capitalismo che vogliamo, altrimenti è rischiosa per il nostro sistema produttivo

“Si chiariscono sempre di più i contenuti della proposta del Governo  per la riforma delle Banche popolari e sempre più non si comprende come la governance delineata  possa sbloccare il credito alle imprese”. Lo dice il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, il quale nota che “il DL riguarda gli assetti di 10 banche italiane, 7 quotate più altre 3 e, intanto, si comprenderebbe di più il provvedimento (non di certo il decreto legge che resta assolutamente ingiustificato) se facesse riferimento alle sole quotate. Invece propone un meccanismo che coinvolge anche le 3 non quotate. Il capitalismo italiano è caratterizzato da centinaia di migliaia di piccole imprese con rapporti molto territoriali. Le popolari non quotate e le piccole banche locali hanno un loro cordone ombelicale con gli oltre 200 territori italiani superiori al numero di province che fatturano dai 300 ai 500 milioni di euro. Quella funzione straordinaria è svolta dalle popolari e questo decreto di fatto le annacqua in un tentativo indistinto di intercettare nuovi investitori”. Boccia aggiunge che “la riforma del sistema creditizio è indispensabile ma va fatta con una idea precisa di come si voglia riformare il sistema capitalista nel suo insieme. E’ sbagliata, insomma, la strada di interventi non organici per rincorrere il mercato bancario europeo, soprattutto perché non abbiamo  l’armonizzazione delle regole fiscali e giuridiche nei paesi Ue”.