• 19/07/2017

Verità e giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Sono gli obiettivi dell’appello - firmato anche dall’onorevole piacentino Marco Bergonzi (Pd) - che punta a tener viva l’attenzione dell'opinione pubblica sulla vicenda, a fronte della nuova richiesta di archiviazione del caso venuta nei giorni scorsi dalla Procura di Roma.
L’appello, al quale hanno già aderito oltre 250 parlamentari (tra i quali anche Pierluigi Bersani, Matteo Richetti e i capigruppo PD di Camera e Senato, solo per citarne alcuni), ricorda che nelle motivazioni (rese note nel marzo scorso) della sentenza del processo di revisione per l’assassinio di Alpi e Hrovatin, avvenuto ventitré anni fa in Somalia, la Corte d'Appello di Perugia ha parlato tra l’altro, ed esplicitamente, di "attività di depistaggio di ampia portata".
Lo stesso appello ricorda inoltre che già dieci fa un Gip della Procura di Roma respinse la richiesta di archiviazione del procedimento principale sulla morte della valorosa giornalista e del suo operatore, entrambi del servizio pubblico televisivo, scrivendo che “la ricostruzione più probabile e ragionevole appare essere quella dell'omicidio su commissione posto in essere per impedire che le notizie raccolte dalla Alpi e da Hrovatin in ordine ai traffici di armi e di rifiuti tossici avvenuti tra l'Italia e la Somalia venissero portate a conoscenza dell'opinione pubblica italiana".
Senza voler interferire nelle autonome decisioni della magistratura, l’obiettivo dei parlamentari firmatari (il cui numero aumenta giorno per giorno) è “di non ‘archiviare’ comunque questa vicenda”, che mescola traffici di armi e di rifiuti tossici ma anche oscure trame per impedire l’accertamento della verità.
L’auspicio è di arrivare alla completa luce e alla piena giustizia sul caso: “Lo dobbiamo - commenta Marco Bergonzi - a Ilaria e Miran, al loro coraggio e al loro sacrificio. Lo dobbiamo al giornalismo d'inchiesta, spesso ancora oggi rischioso per chi ha la forza e la possibilità di praticarlo. Lo dobbiamo a Luciana Alpi, che non può e non deve essere sola a condurre questa battaglia per la verità e la giustizia. Ma lo dobbiamo anche all'Italia e alla democrazia del nostro Paese, ferita in quegli anni da misteri e vicende come queste. E da interrogativi che non possono, non debbono rimanere senza risposta”.