• 12/07/2016

La vice presidente della Camera nella sua newsletter settimanale: in aula due provvedimenti che riassumono le sfide del Partito democratico e di questo Governo

 

“La settimana in Parlamento sarà molto calda, non solo dal punto di vista meteorologico. Sono in Aula due provvedimenti che riassumono emblematicamente la sfida del Pd e di questo Governo”. Lo scrive Marina Sereni nella sua newsletter.

“Il primo  - spiega - è un nuovo decreto su Ilva, sul processo che dovrebbe consentire di portare a termine la cessione della più grande acciaieria d'Europa mettendo finalmente mano sia al risanamento ambientale delle aree interessate, sia al rilancio produttivo di impianti strategici per l'economia del secondo paese manifatturiero d'Europa.  Il solo fatto di essere di fronte al decimo decreto in materia testimonia l'estrema complessità della questione. Ancora una volta il Pd si fa carico di cercare soluzioni ragionevoli e percorribili ad una questione che non può risolversi facendo prevalere un solo aspetto su tutti gli altri”.

 

“Il secondo è la delega al Governo in materia di povertà – continua -   Stiamo per approvare una norma a mio avviso importantissima perché per la prima volta nel nostro Paese - in linea con quanto avviene in quasi tutta Europa - si va verso l'introduzione di un istituto universale di contrasto della povertà, una misura da includere nei livelli essenziali di prestazioni (LEP), quindi da assicurare su tutto il territorio nazionale. La povertà, assoluta e relativa, è sensibilmente aumentata negli anni della crisi economica poiché, accanto a fenomeni cronici di più lungo periodo, abbiamo assistito al progressivo impoverimento di famiglie di ceti medio bassi.  Le risorse disponibili - 600 milioni per il 2016 e 1 miliardo l'anno a partire dal 2017 - impongono oggi di indicare come prioritarie le famiglie con figli, con persone disabili e i lavoratori disoccupati ultra cinquantacinquenni.  Un'azione realistica, non quel ‘reddito minimo di cittadinanza’ che, erogato a tutti e senza limiti di tempo, sarebbe non solo insostenibile finanziariamente,  ma anche diseducativo socialmente!. Anche qui – conclude -  come sui temi dello sviluppo sostenibile, si misura la distanza siderale tra la propaganda, le promesse elettorali e la realtà. Più facile urlare slogan, più difficile, ma necessario, provare a cambiare”.