• 27/05/2015

Una lettera sullo stato delle relazioni in atto con la Repubblica e Cantone del Ticino, facente parte della Confederazione Elvetica, che stanno conoscendo una piega preoccupante. L’ha inviata il deputato PD Enrico Borghi ai ministri Paolo Gentiloni, Affari Esteri, e Carlo Padoan, Economia e Finanze, dove si legge: “Sono quotidiane le dichiarazioni pubbliche che mettono in discussione i diritti dei numerosi cittadini italiani occupati regolarmente presso imprese ed aziende ticinesi (il cui numero ha raggiunto le 60.000 unità provenienti dal Piemonte e dalla Lombardia), e lo stato delle relazioni tra Italia e Svizzera, concentrate oggi sui negoziati fiscali e sull'accordo per l'imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri. Dalla decisione assunta dal Consigliere di Stato di obbligare ogni italiano a presentare il certificato dei carichi pendenti in allegato alla richiesta di assunzione, all'avvio dell'elaborazione da parte del Consiglio di Stato del Ticino di una clausola di salvaguardia per il mercato del lavoro per introdurre meccanismi restrittivi sul reddito degli italiani in Ticino; dalla introduzione su base cantonale di un limite restrittivo di quote dei frontalieri, fino al ricatto di non pagare il ristorno fiscale delle tasse versate dai lavoratori frontalieri italiani. Per non parlare delle proposte per introdurre pedaggi autostradali specifici per gli stranieri (cioè per gli Italiani), o delle accuse lanciate nei confronti dei lavoratori italiani di essere creatori di false invalidità”.

“Tra il Canton Ticino e la Confederazione Elvetica – prosegue Borghi - è in atto un conflitto istituzionale e verso i nostri connazionali si verificano circostanze che impongono una riflessione da parte del Governo italiano, anche in connessione con lo stato dei negoziati in corso relativi al trattamento fiscale dei nostri connazionali interessati dal cosiddetto fenomeno del “frontalierato”. Il governo italiano faccia passo ufficiale con governo svizzero e stigmatizzi quanto avviene in Canton Ticino. Non ci sono le condizioni politiche per una ratifica in sede parlamentare di accordi senza prima un chiarimento con le autorità svizzere sulle relazioni che si intendono ripristinare tra i Paesi, una analisi dei contenuti degli accordi e un maggiore grado di coinvolgimento delle autorità locali (Regione Piemonte e Regione Lombardia e province di Sondrio e Verbano Cusio Ossola sulla scorta delle loro nuove competenze in materia di cooperazione frontaliera ex lege 56/2014) e delle organizzazioni sindacali. Mi auguro – conclude il deputato Pd - di poter riscontrare una azione da parte vostra in tale direzione”.