• 07/02/2017

“Il futuro della Casa d’Italia di Lucerna passa attraverso la stipula di una nuova concessione del nostro bene demaniale”.

Così Alessio Tacconi (PD) nell’annunciare una nuova interrogazione che ha presentato oggi al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ancor prima che si ventilasse l’ipotesi di vendita del nostro bene demaniale il deputato si era attivato presso i vertici politici ed amministrativi del Ministero per salvaguardare il destino della Casa d’Italia e quando, l’estate scorsa, era venuto a conoscenza che il piano di dismissioni di beni demaniali all’estero che il Ministero aveva approntato comprendeva anche la Casa d’Italia di Lucerna aveva immediatamente presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo che si preservasse la proprietà dell’immobile e se ne assicurasse la piena fruibilità da parte della locale collettività.

“Rispondendo a quella interrogazione – ricorda Tacconi – il Governo assicurava  che nessuna decisione definitiva sulla vendita era stata fino ad allora adottata e che, prima di assumere una decisione definitiva sul futuro dell’immobile, “si sarebbe tenuto conto degli interessi della comunità italiana di Lucerna. Vengo invece a conoscenza che, allo scadere della preesistente concessione a favore della “Fondazione Casa d’Italia”, il 27 gennaio scorso, l’edificio è stato chiuso e perfino il corrispondente consolare, che ancora occupava un locale all’interno dell’edificio, ha dovuto cercare altrove un’altra sistemazione per continuare ad offrire servizi essenziali ai nostri connazionali. Ho sentito perciò il dovere di rivolgermi nuovamente al Ministro competente per sollecitarlo a trovare l’auspicata soluzione definitiva che, nello spirito della precedente risposta, venga incontro alle esigenze e agli interessi della nostra collettività. Nel ribadire i buoni motivi per cui la Casa d’Italia deve rimanere nella piena fruibilità della collettività italiana che alla Casa si sente particolarmente legata non solo per il ruolo che la stessa ha avuto nelle sue vicissitudini, dalla sua costruzione ai giorni nostri,  ma soprattutto per il legame fortissimo che si è creato con un edificio che negli anni è stato il centro propulsore della vita culturale e associativa della collettività, fulcro delle sue numerose attività. Questo patrimonio materiale e morale non può essere disperso per una mera esigenza di cassa, perché prioritari, invece, devono essere la tutela della nostra collettività, l’incoraggiamento del suo spirito di iniziativa, il sostegno alle attività di promozione e di integrazione nel tessuto sociale di accoglimento e a tutte quelle iniziative di promozione linguistica e culturale, giustamente ritenute leva strategica nella promozione del Sistema Paese, che nella Casa d’Italia possono trovare la loro sede naturale e ideale”.

 “Nel rilevare in tal senso un forte interesse da parte della collettività italiana, che vanta al suo interno notevoli risorse  non solo materiali, ma organizzative, imprenditoriali e professionali per far “ripartire” la Casa d’Italia, ho chiesto al Ministro se non ritenga di dover espletare quanto prima una nuova gara per l’affidamento di una nuova concessione. La comunità italiana di Lucerna – conclude il deputato – merita questa attenzione:  sulla sopravvivenza della Casa d’Italia, sulla sua ottimale manutenzione, sulle attività che vi avranno luogo, si gioca infatti un pezzo della sua identità”.