• 23/06/2015

“I metodi di stima catastale sono fermi al 1939, l’ultima revisione degli estimi è del 1989, oggi sono frequenti casi di valori catastali di immobili nelle periferie urbane superiori a quelli dei quartieri di pregio dei centri storici. Questa situazione non genera solo problemi di equità, ma anche di efficienza, distorcendo il funzionamento del mercato immobiliare e distorcendo anche l’impatto di tutte le imposte che assumono come base imponibile i valori catastali, a partire dall’IMU e dalla TASI”. Così scrive Marco Causi, capogruppo PD in Commissione Finanze alla Camera, in una nota di commento sulla discussione in corso in merito alla riforma del catasto.

“Tutti questi sono buoni motivi per varare la riforma, attesa da almeno venti anni e sollecitata dall’Unione Europea al primo punto delle “raccomandazioni” con cui, lo scorso 13 maggio, ha dato il via libera alla programmazione del bilancio italiano per i prossimi tre anni, accettando la flessibilità richiesta dal Governo Renzi “in cambio di riforme”. Sul piano tecnico, lo schema di decreto predisposto nell’ambito della delega fiscale contiene una clausola stringente di invarianza di gettito, attraverso l’abbassamento delle aliquote. Alcuni manifestano la paura che i Comuni potrebbero non ottemperare. La palla, però, non è in mano ai Comuni, ma al Governo, perché le aliquote base dei tributi comunali sono decise dalla legge nazionale, e la riforma prevede che i nuovi estimi non entreranno in vigore (parliamo comunque di non prima di cinque anni) se non viene emanato un decreto governativo di abbassamento di tutte le aliquote. Le stime allarmistiche diffuse dai giornali di oggi non tengono conto di questo preciso vincolo presente nel testo del decreto. Se, ad esempio, il complesso dei nuovi valori catastali sarà il doppio al confronto con quelli di oggi, l’aliquota di equilibrio dell’IMU dovrà essere dimezzata, non più 10,6 per mille, ma 5,3. E così per tutte le altre tariffe e aliquote (imposta di registro, ipotecarie, catastali, ecc.)”.

“La riforma contiene nuovi e importanti paletti di garanzia per i contribuenti. Sarà possibile proporre ricorso sia sulle funzioni statistiche che saranno utilizzate per il calcolo dei nuovi estimi, sia sulle singole stime puntuali delle unità immobiliari. E poi la riforma risolve in modo strutturale – modificando la metodologia di calcolo – la questione dei macchinari “imbullonati” negli stabilimenti produttivi, che vengono esclusi dalla stima del valore catastale.”

“In conclusione, la paura di un aumento generale delle imposte sulla casa è immotivata. Una volta rideterminate le aliquote base, ci saranno situazioni di adeguamento delle imposte sia verso l’alto che verso il basso, con un generale effetto di perequazione. A beneficiare delle riduzioni saranno soprattutto i quartieri periferici delle grandi città e le nuove costruzioni, quindi le famiglie mediamente più giovani, mentre a subire gli aumenti saranno i quartieri dei centri storici e quelli di pregio di più antica costruzione, le cui vecchie stime catastali sono molto distanti dai valori di mercato”.