• 09/10/2015

“Sono stati circa 19,3 milioni i rifugiati ambientali nel mondo nel 2014. Una cifra che si stima possa arrivare a 250 milioni per il 2050, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Tutte vittime di degrado ambientale, impoverimento delle risorse naturali, inquinamento, disastri naturali che impediscono loro di continuare a vivere nei territori di residenza. E a pagare il prezzo maggiore sono purtroppo i più poveri. I più vulnerabili sono proprio coloro che vivono nei paesi meno sviluppati, colpiti nel diritto di ogni abitante del pianeta ad avere accesso alle risorse naturali senza avere alcuna responsabilità nelle emissioni di gas serra che causano il riscaldamento globale. E’ una questione stringente di giustizia climatica che dobbiamo affrontare per evitare violenze, guerre, migrazioni di massa, sofferenze a milioni di persone. Gli effetti sono già sotto i nostri occhi: uno studio pubblicato dalla statunitense National Academy of Sciences indica il cambiamento climatico responsabile di una siccità prolungata tra le cause che hanno portato all’esplosione della guerra in Siria. Le istanze dei rifugiati ambientali devono essere presenti nella COP21, nel vertice Onu sul clima che si svolgerà a Parigi in dicembre, con un impegno concreto dei paesi membri e di quelli più ricchi in particolare per attenuare l’impatto dei disastri ambientali, per arrivare al riconoscimento dello status di rifugiato ambientale, e soprattutto per raggiungere obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas serra in modo da contrastare efficacemente i cambiamenti climatici”.

Lo dichiara Stella Bianchi, deputata Pd, presidente dell'intergruppo bicamerale per il clima Globe Italia, intervenuta oggi all’incontro dal titolo “Managing Mediterranean Migration” tenutosi nell’Aula Volpi dell’Università degli Studi Roma Tre.