• 17/11/2016

Appuntamento al prossimo G7 per rafforzare la battaglia sull’adattamento climatico

 “Le cose vanno per il verso giusto, non ci sono nottate, trattative convulse o scontri che possono far saltare l’accordo. Ci sono certo nodi da sciogliere, a partire dalla definizione di una strategia di adattamento, chiesta con forza degli Stati Africani, che aiuti  i paesi che sono maggiormente sotto stress per i mutamenti climatici. C’è invece intesa per quanto riguarda la riposta a chi temeva che le dichiarazioni di Trump potessero indebolire la prospettiva. Su questo c’è consenso unanime, c’è la volontà di portare avanti gli accordi, intenzione espressa non solo dai grandi paesi, ma da tutti. Oggi il ministro dell'Ambiente Galletti ha ribadito l’impegno dell’Italia per il clima ed ha sottolineato che il rapporto fra economa e ambiente è la chiave per il futuro e il tema sarà al centro delle discussioni del prossimo G7 e lo stesso ha detto la Germania per quanto riguarda il G20. Il problema che abbiamo davanti  è quello di passare dalla fase negoziale  a  quella operativa. Oggi si è avuta una ulteriore conferma della determinazione degli Stati Uniti ad andare avanti. Il rappresentante americano  ha detto che lui non crede che Trump abbia lo spazio per tornare indietro: non solo per gli impresi a livello internazionale, ma anche perché c’è un’economia  green che spinge. Ha ricordato che negli USA le fonti rinnovabili danno da sole lavoro a due milioni e mezzo di posti di lavoro”.

Lo  afferma  Ermete Realacci, presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, nel suo video diario su Facebook da Marrakech, dove sta seguendo con la delegazione parlamentare italiana i lavori della Conferenza ONU sul clima.

 “In questo quadro l’Italia può dire molto -  prosegue Realacci -.  E’ chiaro che un’economia a misura d’uomo che incrocia l’innovazione  con le risposte alle grandi sfide -  quella sociale, quella ambientale, quella sulla  tenuta delle comunità, quella per la creazione di posti di lavoro - è la strada per rendere l’economia più competitiva.  L’Italia può dare un contributo importante perché il sistema produttivo italiano, fatto di piccole e medie imprese, di relazioni con le comunità e con i  territori, di spinte per la qualità e la sostenibilità,  può essere considerato da tanti paesi come un modello da seguire, uno spunto da cui partire, molto più delle grandi compagnie multinazionali che hanno da sempre rapporti squilibrati con i territori. Da lì dobbiamo ripartire come paese. La sfida della sostenibilità è stata già raccolta da molte nostre imprese. Dal 2010,  secondo il rapporto GreenItaly 2016 di Fondazione Symbola e Unioncamere,  più di un’impresa su quattro ha investito sul green e proprio queste sono le realtà che innovano di più, che esportano di più e creano più posti di lavoro.  Alla nostra green economy si devono 2milioni 964mila green jobs. Cifra destinata a salire ancora  entro dicembre: dalla nostra economia ‘verde’ infatti arriveranno quest’anno 249.000 assunzioni fra green jobs in senso stretto e figure ibride con competenze green”.