• 12/06/2017

“Il tempo delle oscillazioni, dei particolarismi e dell'assenza della funzione guida, delle Grandi Interpretazioni della Realtà. A me questo sembra il dato di fondo. Ad ogni tornata democratica in tutto il campo occidentale c'è un elettorato prevalente che prova a scommettere su ciò che sente come nuovo. Ma sulla base di questo meccanismo al ciclo successivo non può che cambiare investimento. Creando un meccanismo ondulatorio di "innamoramento" e delusione permanente.  Come se ne esce? (ammesso che se ne possa e se ne debba uscire - io penso di sì). Con un investimento in quegli strumenti culturali che diano chiavi di interpretazione un po' più di medio periodo. E quindi quella che senza paura chiamerei una nuova funzione dei partiti.

 Vedo un lato molto positivo e lo racconterei così: in un mondo di tifosi ognuno va sempre allo stadio convinto quando gioca la sua squadra e la sostiene con tutte le energie. Non è un mondo che a me piace molto. Da qualche anno, invece, mi pare che di volta in volta uno vede un po' chi gioca e valuta se andare a vedersi la partita e per chi tifare. È un mondo più laico, più complesso.  Ma poiché la democrazia non è una partita di pallone, serve un lavoro nuovo su strutture che diano chiavi interpretative e di senso.  È un po' lo storico dibattito sull'accesso diretto alle fonti, alla scrittura e sulla funzione della guida e dell'interprete”.

Lo dichiara Roberto Rampi, deputato del Partito democratico