• 13/05/2016

“Marchini annuncia che aumenterà gli stipendi dei dipendenti capitolini introducendo uno stipendio minimo di 1500 euro e che questo costerà “solo” sessanta milioni. La sua ignoranza delle norme legislative è stupefacente: il Comune non decide autonomamente gli stipendi dei suoi dipendenti, che sono stabiliti in base a leggi (oltremodo rigide) e contratti. Quella di Marchini è una bufala, una promessa da marinaio”. Così si esprime Marco Causi (PD), componente della Commissione finanze di Montecitorio e, nell’estate del 2015, vice sindaco di Roma con delega al personale e al bilancio.

“Come nel caso delle unioni civili, Marchini dimostra di non conoscere la regola più elementare dell’amministrazione: un Sindaco non fa le leggi, deve applicarle. Se non lo fa le sue deliberazioni sono illegittime. Se sono per di più costose, è chiamato a risarcire il danno erariale provocato”. Continua Causi: “Ma tutto questo Marchini non lo sa, avendo accuratamente evitato in tre anni di frequentare il Consiglio comunale, e non avendo così studiato neppure alla lontana le effettive questioni di amministrazione. Marchini dimostra non solo un’ignoranza generale, ma anche un’ignoranza specifica sulle questioni capitoline. Non è il Sindaco a decidere le retribuzioni dei dipendenti, ma le leggi e i contratti. Una decisione come quella promessa da Marchini sarebbe illegittima, i dipendenti sarebbero chiamati a restituire le somme indebitamente percepite e lo stesso Marchini sarebbe chiamato a rispondere di danno erariale, cosa che forse lo preoccupa meno delle persone che hanno redditi normali, visto il suo ingente patrimonio”.

“La leva che un Sindaco può usare è quella del salario accessorio, e il motivo per cui gli stipendi comunali romani sono stati così bassi negli ultimi tempi deriva dalla mancata corresponsione di questa voce stipendiale, le cui tradizionali forme di erogazione in Campidoglio sono cadute sotto i rilievi della Corte dei Conti e del Ministero dell’economia.” Ancora Causi: “Si tratta però di un problema avviato a soluzione, come ben sanno i dipendenti capitolini, con una profonda riforma dei meccanismi di erogazione del salario accessorio, elaborata dalla Giunta uscente nell’estate del 2015 insieme al Governo, avvalorata da un parere dell’Avvocatura di Stato, che ha permesso al Comune di ricostituire in modo legittimo i fondi di bilancio destinati a questa voce, circa 150 milioni. Si tratta adesso di spendere bene questi soldi, chiedendo in cambio una migliore organizzazione dei servizi e più produttività, con un nuovo e innovativo contratto integrativo decentrato da contrattare con le organizzazioni sindacali”.

“Si tratta insomma di studiare, caro Marchini – conclude Causi – per evitare di sparare fesserie. Si tratta di lavorare, di spendere tempo e intelligenza per amministrare la cosa pubblica. Non mi sembra che Marchini, con le sue sparate, mostri propensione e attitudine per l’impegno a cui chiede di essere chiamato dagli elettori romani”.