• 16/11/2016

“Ieri  alla Cop22 di Marrakech c’è stato un interessante incontro fra la delegazione parlamentare italiana e la delegazione parlamentare tedesca, uno scambio di idee non solo sui punti avanzati e arretrati dei rispettivi Paesi, ma anche su una questione chiave: l’Europa deve tornare a fare l’Europa. L’Europa è stata protagonista di Kyoto, senza un’Europa che toni a quello spirito sarà difficile andare avanti”.

Lo  afferma  Ermete Realacci, presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, nel suo video diario su Facebook da Marrakech, dove sta seguendo con la delegazione parlamentare italiana i lavori della Conferenza ONU sul clima.

“Il dibattito nella seduta plenaria – prosegue Realacci -  è stato segnato a mio avviso soprattutto dall’intervento molto forte di Hollande, che ha rivendicato il successo della COP21 di Parigi, ribadito che l’Europa deve fare la sua parte e che la Francia  farà altrettanto  confermando  gli stanziamenti. Ha poi aggiunto  che anche gli Stati Uniti, avendo sottoscritto l’intesa, non possono tirarsi indietro.  Molto interessante anche l’intervento del Re del Marocco che ha ribadito l’importanza di una maggiore attenzione nei confronti dell’Africa, che paga prezzi molto alti ai mutamenti climatici. Per Mohammed VI  servono risorse per l’adattamento, a partire dall’agricoltura, così da permettere alla popolazioni  di nutrirsi e rimanere nei propri paesi. Questo è cruciale anche per l’Italia, perché i flussi migratori dipendono spesso  dalla povertà, dalla fame e hanno a che vedere anche con i mutamenti climatici.

C’è fiducia sulla partita negoziale, si dovrebbe arrivare a un accordo. Il punto chiave è la certezza dei finanziamenti e la loro ripartizione. Ci dovrebbe essere anche l’approvazione dell’appello di Marrakech proposto dal Marocco che spinge per il sostegno a quei paesi che pagano un prezzo alto ai mutamenti climatici, ma non hanno le risorse tecnologiche ed economiche per affrontarli.

Tornando sul ruolo dell’Europa – conclude Realacci - emerge che la UE ha un interlocutore in più: la Cina. Pechino ha mantenuto la posizione, non arretra perché ha capito - e forse prima o poi lo capirà anche Trump -  che la sfida del clima è un problema che riguarda i pericoli che corre il pianeta, ma anche le prospettive dell’economia.  Possiamo affrontare il futuro con fiducia solo se l’economia sarà più a misura d’uomo,  producendo benessere e posti di lavoro. La green economy è questo”.