• 24/10/2016

Taglio concreto dei costi solo grazie a riforme

La proposta di legge del M5s sul dimezzamento dell’indennità parlamentare arriva in Aula, guarda caso, all’indomani delle polemiche che hanno riguardato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio proprio su questo tema. Una proposta di taglio delle indennità al livello più basso di tutt’Europa, controbilanciato però da un uso molto disinvolto dei rimborsi e della diaria. E forse ancora più sospetta è l’altra coincidenza di una discussione sui costi della politica, proprio a ridosso di un referendum in cui la vittoria del Sì avrebbe come conseguenza una diminuzione dei costi del sistema politico. Ve li elenco brevemente, per la cronaca. Sono 80 milioni di euro in meno quanto a stipendi dei senatori. 20 milioni in meno di rimborsi dei gruppi del Senato e altre decine di milioni di spese per il suo funzionamento. Sono 9 milioni in meno del Cnel e 72 in meno di stipendi e rimborsi di consiglieri e gruppi regionali. Più 350 milioni dal taglio delle province. Per un totale di oltre 500 milioni. Ma oltre ai risparmi diretti che potrebbero andare subito a regime, ci sono dei benefici indiretti anche più importanti. Quelli derivanti dall’introduzione in Costituzione, all’art. 97, del principio di “trasparenza” della p.a., che vuol dire più diritti per i cittadini e al tempo stesso più semplicità e più efficienza. Oppure quelli legati al nuovo titolo V, che regolerà meglio i rapporti tra Stato e Regioni, riducendo i costi dei contenziosi e dando più certezze giuridiche agli operatori economici. Forse non è un caso che l’Ocse calcoli una crescita del nostro Pil fino allo 0,6 per cento l’anno, ritenendo le riforme costituzionali una precondizione e al tempo stesso un moltiplicatore per lo sviluppo.

Perciò, una volta ridotti i parlamentari da 945 a 730, discutiamo pure delle indennità. Ma facciamo una discussione seria e approfondita. Affrontando anche i temi che non avete permesso fossero esaminati come si deve in Commissione: la disciplina del rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio, delle spese generali e della diaria dei parlamentari; il regime tributario; il regime di trasparenza legato a tutte queste materie. Proprio la vicenda del vicepresidente Di Maio dimostra quanto sia sbagliato continuare a brandire senza sosta la clava dell’antipolitica. Perché delle due l’una: o quella cifra consistente è stata utilizzata indebitamente, e noi non lo crediamo, oppure è stata semplicemente spesa per legittime iniziative sul territorio. Perché la politica ha un costo. La democrazia ha un costo.

 Lo afferma Emanuele Fiano, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali della Camera.