• 06/05/2016

“CrediVeneto banca versa in una delicatissima situazione: il Bilancio di Esercizio 2015 espone una perdita pesantissima che mette in discussione il proseguimento dell’attività bancaria. Domenica prossima l'assemblea dei soci dovrà decidere il futuro dell'istituto che ha circa 30 sportelli, di cui la metà nella nostra provincia. L'attuale dirigenza ha proposto di tagliare 80 posti da lavoro; decine di famiglie rischiano di perdere una certezza. Le ripercussioni sul territorio saranno rilevanti. Di fatto sparisce una banca cresciuta a contatto con i cittadini veneti, un modello che ha retto la crisi. Purtroppo le scelte sbagliate del management hanno messo in discussione il futuro. La stessa dirigenza, però, se ne lava le mani e fa pagare ai lavoratori incolpevoli la loro responsabilità. Fa specie che questo scaricabarile inaccettabile sia supportato dalle federazioni veneta e nazionale delle banche di credito cooperative e casse rurali. Crediveneto è stato un fondamentale supporto per lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio per più di cento anni. L’aiuto alla famiglie, ai commercianti, agli artigiani ed alle imprese è stato decisivo e potrebbe ancora esserlo in quelle zone della provincia ove difficilmente si investe. Stupisce anche l'arroganza: a fronte di una proposta di ridurre l'esubero con l'uscita accompagnata di almeno la metà dei lavoratori stabiliti in esubero, la chiusura è stata netta. È la negazione del ruolo che i lavoratori hanno avuto nella crescita della banca. Senza di loro, CrediVeneto non sarebbe cresciuta così. La situazione bancaria non è solo  affare loro. Oltre ai lavoratori, poichè a subirne le conseguenze sarebbe anche il tessuto economico, gli amministratori dei paesi dove ci sono sportelli devono dire la loro. Auspico che l'assemblea di Domenica chiarisca a questa dirigenza che i primi ad assumersene le responsabilità devono essere loro, senza scaricare sugli altri le colpe. In futuro, chi darebbe fiducia a coloro che prima sbagliano e poi se ne lavano le mani?”

Così Vincenzo D'Arienzo, deputato del Pd.