• 10/03/2015

“Il futuro dell’edilizia non è nel nuovo consumo di territorio ma nella riqualificazione e nel recupero, nel risparmio energetico e nella sicurezza antisismica. Questo richiede nuove regole, semplici e trasparenti, per i cittadini e per le imprese. E richiede un’idea di città condivisa. Non c’è nulla di tutto questo nelle norme che la regione Sicilia sta discutendo in questi giorni. Si tratta di norme estemporanee e pericolose, che configurano un tana libera tutti e rischiano di penalizzare le amministrazioni che più lavorano per recuperare i centri storici. Il futuro dell’edilizia richiede politiche chiare e strumenti economici e fiscali per riqualificare i centri storici, non vecchie e nuove deregulation”, questo quanto afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici delle Camera, a proposito del ddl centri storici della Regione Sicilia.

“Non a caso quello delle riqualificazioni - prosegue Realacci - è l'unico segmento a registrare un segno positivo nel campo delle costruzioni: nel 2013 in Italia sono stati spesi 116,8 mld di euro in manutenzione ordinaria e straordinaria, ben il 66% dell'intero fatturato dell'edilizia. Molti di questi interventi hanno riguardato immobili inseriti all'interno di centri storici dotati di piani, norme e regolamenti edilizi. Viene allora da chiedersi perché per realizzare quello che in altre parti d'Italia è possibile in Sicilia si vuole ricorrere a pericolose quanto inefficaci deregolamentazioni come quelle contenute nel disegno di legge in discussione alla Regione? Per far bene la ricetta è molto semplice: bloccare il consumo di suolo ponendo freno alle espansioni, avviare un programma diffuso e capillare di riqualificazione delle periferie, dotare i centri storici di piani, norme e regolamenti, intervenire nei centri non dotati di piani seguendo le procedure già indicate dal Dipartimento regionale dell'Urbanistica dal 2000 e prevedere agevolazioni economiche e fiscali per chi realizza interventi di recupero”.