• 17/09/2015

E’ una norma di civiltà giuridica, garanzia per imputati e vittime reato

La nuova norma approvata dalla Camera, nell’ambito della riforma del processo penale, sui termini per il rinvio a giudizio o l’archiviazione “non c’entra nulla con la durata delle indagini, che resta assolutamente invariata, ma punta piuttosto ad assicurare certezza dei tempi del processo a garanzia degli indagati e delle vittime del reato. Abbiamo peraltro previsto due importanti eccezioni: se si tratta di casi complessi il termine potra' essere prorogato di altri 3 mesi dal procuratore generale della corte d'appello, per i delitti di mafia e terrorismo, invece, il termine sale automaticamente a 12 mesi”. E’ quanto afferma David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, secondo il quale “fissare un termine per la formalizzazione delle inchieste è un passo di civiltà giuridica”. Dice Ermini: “Non è affatto una norma contro i magistrati perché nessuno, tanto meno il Pd, intende impedire o intralciare in alcun modo le indagini, ma garantire a chi è imputato di sapere in tempi congrui quale sarà la sua sorte processuale è francamente sacrosanto”. Non solo, una tempistica certa per l’esercizio dell’azione penale o la richiesta di archiviazione, conclude Ermini, “è nell’interesse delle parti offese e delle vittime del reato, perché allontana il rischio che l’eventuale processo finisca poi in un nulla di fatto a causa della prescrizione”.