• 03/08/2016

“Secondo i dati del Ministero dell'Interno, nel biennio 2013-16 sono 452 le donne uccise da un uomo, un compagno, un parente, un amico. Il governo ha stanziato 12 milioni di euro in un piano antiviolenza, di educazione, a partire dalle scuole, ma la Rai che fa?”. Lo scrive il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi in un suo intervento su Unita.it    

“L’Osservatorio di Pavia – continua – ha calcolato cento ore di cronaca nera al mese. Molto poco. Siamo davanti al consueto martellamento che aggiunge dettagli inutili, testimonianze che descrivono gli assassini come mariti tranquilli e padri affettuosi, domande ripetitive e senza-senso, racconti che vogliono essere poetici e diventano patetici. Già nel 2008 l’Agcom con una delibera aveva invitato a non trasformare il dolore privato in spettacolo pubblico e a evitare la ‘divizzazione’ dell’indagato. Giunti purtroppo a questo tragico punto, la Rai  dovrebbe chiedersi se sia il caso di andare avanti con la sterile e invadente programmazione della tv del dolore”. 

“Vorrei partire da un monitoraggio sulla rappresentazione della donna in Tv fatto dalla stessa Rai e dall’Osservatorio di Pavia del gennaio 2015: le donne sono presenti in televisione meno degli uomini, 40%. Vengono invitate più nelle trasmissioni del mattino e del pomeriggio, meno in quelle serali; più in quelle di servizio e intrattenimento che in quelle dove si decide, si discute ci si confronta sulla politica, sulla società e sul futuro. Le donne sono solo il 32% degli ospiti chiamati ad intervenire. E sono ancora ritratte in modo stereotipato nel 13% dei programmi. Forse la tv pubblica dovrebbe pensare di offrire  più spazio alle donne che lavorano, studiano, pensano, leggono, decidono, fanno politica attiva, fanno impresa, insomma hanno un potere forte e determinante in questa società”. 

“Insomma, la Rai, dovrebbe mostrare in tv le alte competenze che alcune donne, in diversi campi del mondo vero, hanno conquistato con fatica e sacrifici. Mi aspetto, anzi ci aspettiamo questo tipo di programmazione in una Rai presieduta da una giovane e preparata giornalista come la dottoressa Monica Maggioni”, conclude.