• 11/12/2014
Nel pomeriggio di mercoledì 10 dicembre, in occasione della giornata internazionale dei diritti umani, del diritto dei figli ad essere preservati dalle paure e dal dolore suscitati dalla violenza tra i genitori o tra gli adulti di riferimento, ho partecipato a Roma ai lavori del convegno del Parlamento europeo “Diritto a un futuro senza violenza in famiglia: strumenti ed esperienze in Italia e in Europa per fermare l’effetto domino su minori e madri”.
Secondo i risultati di uno studio del progetto europeo Daphne III si stima che siano oltre 400mila i minori che in Italia hanno dovuto assistere ad atti violenti in famiglia.

Il filo conduttore degli interventi è stato proprio quello della violenza assistita in famiglia. A me è stato affidato l’intervento conclusivo su questo argomento quanto mai complesso: nella mia relazione ho sottolineato che il fenomeno della violenza sui minori non comprende solo la violenza subìta direttamente da bambini e adolescenti ma anche quella, non meno grave, alla quale alcuni di loro sono costretti ad assistere, spesso proprio tra quelle mura domestiche che dovrebbero garantire maggior protezione.

La violenza assistita, infatti, è da considerarsi a tutti gli effetti una forma di maltrattamento, perché obbliga il bambino o l’adolescente ad assistere ad atti di aggressività, abuso e violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale o economica contro altri membri della propria famiglia, genitori o fratelli, cioè contro persone di riferimento o comunque figure affettivamente significative.

In queste situazioni i più piccoli sono costretti a vivere in un ambiente domestico caratterizzato da aggressività e violenza, percependo il costante clima intimidatorio e il pericolo per la vittima a cui è legato affettivamente; questo, nel lungo periodo, aumenta il rischio della riproducibilità, ossia la tendenza a sviluppare comportamenti violenti in età adulta, assumendo la violenza come legittimo strumento relazionale.

Per questo ho già presentato alla Camera una mozione (http://bit.ly/1vEIhtW) per impegnare il governo ad adottare misure immediate per contrastare il fenomeno su più versanti (prevenzione, educazione, repressione); a predisporre un sistema di raccolta dei dati e di monitoraggio su questo fenomeno, a realizzare una campagna informativa per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema, a favorire le buone pratiche già messe in campo da servizi, enti e associazioni antiviolenza per migliorare la consapevolezza educativa e l’assunzione di responsabilità da parte dei genitori (a partire già dai corsi di preparazione al parto e dai percorsi nascita) come fattori di prevenzione degli episodi di violenza ai danni di bambini e adolescenti.