• 28/10/2014

“C'è la necessità di un intervento rispetto ai fenomeni della subsidenza, dell'erosione delle coste e ai rischi derivanti dall'innalzamento progressivo del livello del mare, vietando dunque le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi anche relativamente per i procedimenti in corso”. E l'impegno urgente che il deputato Diego Crivellari ha chiesto al Governo tramite un ordine del giorno presentato all'interno della discussione sul decreto "Sblocca Italia".

“I recenti accadimenti alluvionali - ha spiegato Crivellari - hanno riportato al centro dell'attenzione il tema della sicurezza idrogeologica che, in Veneto, per caratteristiche geomorfologiche, necessita di particolare attenzione. Alcune aree del territorio regionale in particolare parti significative della fascia costiera veneziana, il delta del fiume Po e un ampio settore del suo entroterra, sono interessati da fenomeni di subsidenza, i cui effetti hanno ricadute sull'assetto idraulico, geologico e di tutela del territorio e risulta, quindi, necessario mettere in atto ogni azione che possa limitare tali fenomeni irreversibili. La fascia padana in generale, e nello specifico l'area al largo delle coste venete il cosiddetto Alto Adriatico, è notoriamente ricco di idrocarburi e dagli anni Trenta furono estratti nel territorio del Delta del Po miliardi di metri cubi di metano e gas naturali che contribuirono notevolmente ad aggravare ed accelerare il fenomeno della subsidenza con un progressivo abbassamento del suolo”.

“Le estrazioni – ha continuato il deputato democratico - a un certo punto furono vietate, ma le conseguenze sono ancor oggi tangibili. In nome del principio di precauzione va anteposta la sicurezza e la tutela di un territorio fragile, in difficile equilibrio e già pesantemente sfruttato e compromesso, a ogni possibile interesse economico derivante dall'estrazione degli idrocarburi dal sottosuolo a terra o fuori in mare”.

“Gli eventuali introiti o i benefici economici sarebbero in ogni caso incommensurabilmente inferiori a quanto necessario per ulteriori interventi sulle opere di difesa a mare e per la messa in sicurezza del bacino idrografico del Po e dell'Adige, senza contare il rischio a cui verrebbero sottoposti non solo centri urbani, ma anche beni storico-artistici, monumentali ed ambientali disposti lungo il corso dei fiumi e lungo le coste”, ha concluso Crivellari.