• 28/10/2016

"Il Presidente dell'INPS, Boeri, ha disinvoltamente buttato sul tavolo, nel corso di una intervista al Corriere, "due conti" sul costo della parte dedicata alle pensioni contenuta nella legge di Bilancio. Secondo Boeri, il debito pensionistico aumenterebbe negli anni di 20 miliardi di euro. Il modo di comunicare è sicuramente irrituale, visto la responsabilità ricoperta che non consentirebbe di confondere l'informità con l'ufficialità". Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.

"Non vorremmo - prosegue -  che le interviste sostituissero le fonti ufficiali dell'Istituto di Previdenza: si tratta di conti personali o di una autonoma certificazione dell'INPS (la formula usata è "secondo nostri calcoli"), in questo caso sostitutiva delle stime della Ragioneria dello Stato e del Governo? Forse - spiega Damiano - va fatto un po' d'ordine, anche perché molti dati ufficialmente forniti dall'INPS sulle platee pensionistiche si sono rivelati, purtroppo, infondati e a discapito dell'azione del legislatore: ad esempio, per Opzione Donna, siamo stati costretti a mettere 2,5 miliardi di euro nella Stabilità dello scorso anno per coprire 36.000 presunte richieste (sappiamo che, a consuntivo, siamo largamente al di sotto di quella cifra e in ballo ci sono miliardi di euro). Per il momento - continua - noi ci basiamo sui dati ufficiali dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, che ha messo a confronto le due proposte Damiano-Boeri sulla flessibilità delle pensioni. Il risultato è il seguente: la proposta Damiano, avrebbe un costo di 8 miliardi di euro proiettato nel 2024, mentre quella di Boeri, di 2,8 miliardi, sempre nello stesso anno. Dei risparmi che il Presidente dell'INPS attribuisce alla sua ipotesi, nemmeno l'ombra. Se Boeri allude al ricalcolo con il contributivo delle pensioni liquidate con il retributivo, ribadiamo che non è possibile: lo ha confermato in audizione alla Camera un Direttore generale dell'INPS (non esistono dati per il pubblico impiego e per i privati con versamenti ante 1974 che consentano il ricalcolo)". 

"A chi getta nuovamente l'allarme su una presunta insostenibilità del sistema previdenziale, noi rispondiamo con i dati: le riforme, dal 2004 ad oggi, come ha certificato il Governo lo scorso aprile, produrranno un risparmio previdenziale di 900 miliardi di euro nel periodo 2004-2050, il 40% del totale del debito pubblico: ci pare che questo salasso possa bastare", conclude.