• 28/07/2015

La riforma del processo penale all’esame della Camera “non vieta affatto le registrazioni tra privati e tantomeno impedisce che possano essere utilizzate come prova nei processi contro gravi reati come corruzione o stalking”. Lo sottolinea Donatella Ferranti, relatrice del provvedimento e presidente della commissione Giustizia, invitando tutti “a una lettura corretta della norma: il principio di delega – spiega – chiede semplicemente che sia punita la diffusione di registrazioni fraudolente al solo fine di danneggiare la reputazione altrui, escludendo comunque la punibilità se si utilizzano in un processo o per l’esercizio del diritto di difesa e del diritto di cronaca”.

Dice Ferranti: “In questi giorni, in interviste e dichiarazioni, ho letto di tutto e di più su questa norma, sarebbe però bene che se ne parlasse con cognizione di causa e non imputandole intenti ed effetti che francamente nulla centrano con quanto previsto“. In realtà, continua l’esponente del Pd, “la norma non impone alcun bavaglio all’informazione e nemmeno ostacola indagini e denunce”.

Quanto alle intercettazioni, “si tratta solo di regolamentare meglio la loro pubblicabilità. Non solo non c’è alcuna limitazione al loro uso e ai reati intercettabili, ma anzi si facilitano quelle che riguardano i gravi reati contro la pubblica amministrazione”.