• 04/05/2015

"L'Italia ha finalmente una nuova legge elettorale. Alle prossime elezioni politiche sarà chiaro chi sarà il vincitore, non ci saranno coalizioni tenute assieme con un filo di spago e sotto il ricatto dei signori dello zero virgola, torneranno i collegi territoriali a cui ogni parlamentare dovrà fare riferimento, sarà assicurata la parità di rappresentanza tra uomini e donne. Tutti temi su cui il Pd si batte sin dalla sua nascita". Lo afferma il deputato Marco Di Maio, componente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, a seguito dell'approvazione dell'Italicum.

"E' legittimo che ci sia chi non condivide questo impianto - aggiunge Marco Di Maio -; ma le democrazie funzionano se alla fine delle discussioni e dei confronti c'è una maggioranza che si assume la responsabilità di decidere. Così funzionano i sistemi parlamentari. Senza il rispetto di questo principio, si rischia la paralisi. Ed è quello che a cui su molti argomenti e per molti anni abbiamo assistito in Italia".

"Spiace continuare a leggere e sentire dichiarazioni deliranti che fanno riferimento a una stagione buia per la nostra storia come quella del Ventennio - aggiunge Marco Di Maio -. Parlare di fascismo, deriva autoritaria, Aventino è un insulto al nostro passato e una bugia raccontata, peraltro, in malafede. Il testo approvato è frutto di 15 mesi di discussioni dentro e fuori il parlamento, dentro e fuori i partiti; ha subito profonde modifiche nei due passaggi parlamentari fatti prima di tornare alla Camera. Esattamente tre mesi fa il Senato ha approvato questo identico testo con un'ampia maggioranza. Non è cambiato nulla; se non che nel frattempo abbiamo eletto un nuovo capo dello Stato e che per questo Forza Italia ha cambiato radicalmente opinione".

"Ora bisogna continuare il cammino delle riforme - chiude Marco Di Maio - riprendendo il lavoro anche su quella costituzionale che è all'esame del Senato e su cui il confronto parlamentare e politico potrà portare nuove e positive modifiche. Quel che non possiamo permetterci è interrompere questo percorso riformatore da troppi anni inceppato e bloccato da veti incrociati".