• 05/01/2017

"La posizione dell'Avvocatura dello Stato sui Referendum del lavoro è comprensibile, ma non condivisibile. Al di là di una valutazione politica e di merito sui singoli quesiti, mi pare che non si sia tenuto conto di precedenti valutazioni di ammissibilità. Sull'articolo 18 non c'è nulla di 'manipolativo' in un quesito che propone una abrogazione parziale e non totale della normativa". Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
"È ovvio - prosegue - che l'abrogazione della norma generale dei 15 dipendenti innalza allo stesso rango 'generale' ciò che residuerebbe: vale a dire la soglia dei 5 dipendenti, che esiste e che vale attualmente come clausola speciale o residuale solo per l'agricoltura. Il contenuto del quesito è dunque univoco e la disciplina che si creerebbe non è del tutto nuova. È già capitato nel passato: si veda il Referendum del '93 sull'elezione del Senato della Repubblica". 
"Sui voucher - continua Damiano - il Governo dovrebbe sostenere la proposta di legge firmata da 45 parlamentari del PD che propone di tornare alla legge Biagi del 2003. Infine, sulla responsabilità solidale negli appalti, basta ripristinare la normativa del governo Prodi del 2007, 'manipolata' dai successivi Governi. Se funzionava allora, può funzionare anche adesso per le retribuzioni e per i contributi previdenziali".
"Anche se non ci fossero i referendum, tutti questi problemi andrebbero affrontati perché realmente esistenti", conclude.