• 28/04/2015

“Tre sono gli obiettivi che una buona legge elettorale deve raggiungere per essere definita tale: chiarezza del risultato, governabilità, rappresentanza. Obiettivi che questa legge elettorale persegue ampiamente”. Lo ha detto fra le altre cose nel suo intervento in Aula nella discussione generale sulla riforma della legge elettorale Marco Di Maio, della presidenza del Gruppo Pd della Camera.

“La contraddizione non è in chi coerentemente qui a Montecitorio sostiene l'intesa raggiunta al Senato – ha detto Di Maio -; le contraddizioni sono piuttosto in chi, dopo aver sostenuto e votato questo stesso testo a Palazzo Madama, qui alla Camera cambia idea come ritorsione per aver letto un presidente della Repubblica diverso da quello che desiderava. Se anche la maggioranza cambiasse rotta in maniera così repentina, sarebbe come dar ragione a chi non ha condiviso quell'intesa sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica, che invece resterà uno dei maggiori successi di questa legislatura”.

Secondo l’esponente democratico: “L'introduzione dei collegi è un altro buon risultato di questa legge. I capilista altro non sono che l'esatta corrispondenza dei candidati che un tempo venivano scelti nei collegi uninominali del cosiddetto Mattarellum. Per comprenderlo basta guardare il fac-simile della futura scheda elettorale, che prevede il nome del candidato di collegio stampato sulla scheda a sinistra del simbolo costruendo un forte legame tra collegio, candidato e lista di appartenenza”.

“Siamo convinti - ha concluso - che dopo i tentativi falliti in passato e soprattutto nelle condizioni e con i numeri di questo Parlamento, questa sia la proposta di legge elettorale migliore possibile e capace di garantire al cittadino, come amava sostenere il senatore Roberto Ruffilli che ha dedicato la vita alla riforma dello Stato, il ruolo di arbitro”.