• 29/10/2019

“Abbiamo affrontato il tema delle professioni, dei lavoratori a partita Iva non a parole, ma costruendo politiche con i professionisti e per i professionisti e smentendo il grande equivoco della destra che ritiene che i problemi di reddito, crescita e sviluppo, siano unicamente legati alla fiscalità. Certo siamo soddisfatti della decisione del governo di non cambiare le regole in corsa per chi ha scelto il regime forfettario fino a 65mila euro meno di un anno fa. Ma i problemi del mondo delle professioni non si risolvono spostando un’aliquota o facendo uno spot. Fino a pochi anni fa chi sceglieva di aprire una partita Iva non aveva alcuna tutela di carattere sociale. Nella scorsa legislatura abbiamo sanato questa frattura con il jobs act del lavoro autonomo, che ha finalmente esteso tutele di maternità, malattia e infortunio a chi ne era sempre rimasto privo. Abbiamo introdotto nell’ordinamento il principio dell’equo compenso, per tanti ritenuta una battaglia sbagliata, e siamo contenti che ora invece ci sia unanimità, almeno a parole. La nostra mozione ha una visione chiara di quali siano i pilastri che reggono il mondo delle professioni: equità dei compensi, estensione delle tutele, universalità del welfare, tutti impegni che chiediamo al governo e che devono essere messi in atto già a partire dalla prossima manovra di bilancio. Come ci ha insegnato Bruno Trentin, mettere al centro i diritti del lavoro per noi vuol dire mettere al centro i diritti della persona, intesi come diritti universali e indivisibili di cittadinanza e non cambia nulla se chi lavora è in catena di montaggio o ha una partita Iva”.

Così la deputata Dem e vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Chiara Gribaudo, intervenendo in Aula nel dibattito sulle iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese.

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