• 23/02/2017

“E’ essenziale che, a ormai due anni dall’introduzione del Jobs act, venga fatto un ‘tagliando’ alle norme approvate nel 2015 verificandone il funzionamento e, in particolare, gli effetti sui licenziamenti per giustificato motivo anche per le assunzioni che hanno beneficiato degli sgravi contributivi”. Lo ha dichiarato la deputata PD Patrizia Maestri, prima firmataria di un’interrogazione al Ministro del Lavoro presentata alla luce dei dati del report mensile dell'osservatorio sul precariato dell'Inps, pubblicato il 19 gennaio 2017.

“L’Osservatorio sul precariato dell’Inps – spiega - ha rilevato un incremento, a partire dal 2014, del numero dei licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo. Numeri limitati in valore assoluto ma che attestano una tendenza sulla quale è bene svolgere una riflessione non superficiale. Nei primi undici mesi del 2016 si rilevano 14.000 licenziamenti in più e 113.000 dimissioni volontarie in meno rispetto all’analogo periodo del 2015, con un andamento analogo che prescinde dalle dimensioni dell’azienda (più o meno di 15 dipendenti) e dalla durata dei contratti di lavoro (tempo determinato o indeterminato). La ragione dello spostamento di una parte delle dimissioni verso i licenziamenti è quindi, con tutta probabilità, legato all’introduzione, a partire dal primo trimestre 2016, delle disposizioni finalizzate a contrastare le cosiddette ‘dimissioni in bianco’”.

“Se così fosse, si rileverebbe quindi un effetto positivo considerato che quando il rapporto di lavoro si scioglie per licenziamento, il lavoratore beneficia di maggiori diritti e tutele, tra questi specifici ammortizzatori sociali, rispetto al caso in cui il rapporto di lavoro venga sciolto per dimissioni”, conclude.