• 08/03/2016

“Scongiurata la preoccupazione relativa ai licenziamenti post Jobs act”. Lo dichiara Gessica Rostellato, deputata del Partito Democratico.

“ A dimostrarlo – spiega - sono i dati elaborati dai Consulenti del Lavoro, che a distanza di un anno dall’applicazione delle tutele crescenti, ne registrano una netta diminuzione. Da una elaborazione dei dati del ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie per il periodo tra il 7 marzo (data di entrata in vigore del decreto di attuazione del Jobs) e il 30 settembre 2015, emerge che per ogni 100 contratti a tempo indeterminato cessati, il 28,1% sono terminati per licenziamento economico o disciplinare. Nel 2014, per ogni 100 analoghi contratti cessati con l'applicazione dell'art.18, la quota dei licenziamenti era pari al 31,3%.Possiamo quindi dire che, a differenza di quello che si vuole far passare, 'senza articolo 18'  per ogni 100 contratti stipulati due lavoratori in più hanno conservano il loro posto di lavoro. I dati dimostrano quindi che questa modifica non ha creato alcuna corsa ai licenziamenti. Chi aveva preoccupazioni di questo tipo, pare credere che gli imprenditori passino il tempo a licenziare i propri dipendenti”.

“In realtà, soprattutto nelle aziende più piccole, un imprenditore evita sempre, se possibile, anche in situazioni non esattamente a lui favorevoli se possibile, di arrivare a soluzioni drastiche. Si arriva al licenziamento solo quando non vi sono più i presupposti per continuare il rapporto di lavoro. Questo dimostra come spesso si creano allarmismi inutili e controproducenti del tutto privi di fondamento”, conclude Rostellato.