• 28/04/2015

“Respingendo le questioni pregiudiziali e votando sì alla nuova legge elettorale riprendiamo il cammino delle riforme avviato più di trenta anni fa per dare potere ai cittadini di scegliere il governo del Paese. L’idea cardine della riforma, infatti, va proprio nella direzione di attribuire al voto del cittadino il potere di scegliere non solo il partito e i suoi rappresentanti ma anche l’indirizzo politico del futuro governo”. Lo ha detto Michele Nicoletti, deputato del Pd durante la dichiarazione di voto sulla pregiudiziale di costituzionalità alla nuova legge elettorale nell’aula della Camera.

“Chi critica la nuova legge elettorale - ha proseguito Nicoletti - invocando la sentenza con cui la Consulta ha bocciato il cosiddetto Porcellum, dimostra di non conoscere ciò di cui parliamo o di non avere letto le carte. La Corte ha dichiarato inaccettabile l’attribuzione di un premio in una elezione a turno unico e senza prevedere una soglia minima per il raggiungimento del premio stesso. Nell’Italicum è previsto un premio tendenzialmente inferiore a quello di altri sistemi maggioritari europei come in Inghilterra o in Francia e non è molto diverso da quello prodotto negli anni ’90 con il Mattarellum. Con l’introduzione del ballottaggio si rafforza la possibilità decisionale dell’elettore che dopo una seconda campagna elettorale e un secondo confronto tra le opzioni prevalenti viene chiamato a determinare l’indirizzo politico. In merito alle liste bloccate, la Consulta aveva condannato l’uso di queste liste tali da non consentire all’elettore di riconoscere il candidato cui sarebbe andato il proprio voto. Nel caso della riforma, la soluzione proposta, che certo si può discutere in quanto frutto di un accordo politico, soddisfa pienamente il diritto dell’elettore di vedere con chiarezza il candidato che il partito propone come capolista in un collegio e di accettarlo o rifiutarlo votando un altro partito. Anche le critiche di chi vede nel progetto di riforma una deriva presidenzialista o addirittura autoritaria sono del tutto infondate. Nel modello proposto il potere di conferire l’incarico rimane in capo al Presidente della Repubblica e al Parlamento quello di votare o meno la fiducia. Cosa che in caso di crisi consente, come è avvenuto, di avere governi che si formano in Parlamento senza passare dal voto, là dove la situazione economica o altre circostanze sconsiglino il ricorso alle urne. Sostenere che con le modifiche della Costituzione e della legge elettorale si passerebbe ad un’altra forma di governo vuol dire voler mantenere il nostro Paese in una forma del tutto anomala di democrazia parlamentare che in un sistema sempre più integrato a livello europeo condannerebbe non il nostro Governo, ma l’intero nostro Paese a contare poco o nulla”.