• 04/11/2016

“Rispondendo a una mia interrogazione sul destino della Casa d’Italia di Lucerna il sottosegretario Amendola ha assicurato che la Casa non sarà posta in vendita”. Così Alessio Tacconi (PD) deputato  eletto nella Circoscrizione Estero/Europa nel commentare la risposta appena ricevuta dal ministero degli Esteri.

“Da oltre un anno cercavo di sensibilizzare i vertici amministrativi e politici della Farnesina sulle buone ragioni per salvaguardare il destino della Casa d’Italia di Lucerna ed è perciò motivo di grande soddisfazione il risultato raggiunto, ma penso che sia soprattutto un risultato di cui potrà gioire la nostra collettività di Lucerna e dintorni che potrà continuare a godere di una struttura che, negli anni, avevano considerato propria: ed a ragione.  Come infatti rimarcavo nella mia interrogazione, la Casa d’Italia di Lucerna era il frutto dei sacrifici e della generosità degli Italiani che avevano non solo contribuito all’acquisto della proprietà, ma anche al pagamento dei mutui ipotecari che su di essa gravavano. Negli ultimi anni, inoltre, la Fondazione che la gestisce grazie ad una concessione del 2008 aveva effettuato importanti lavori di manutenzione, proprio nella convinzione che la Comunità di Lucerna ne avrebbe potuto usufruire “in perpetuo”.

“Come è noto – continua Tacconi – la Casa d’Italia di Lucerna  rientrava in un piano di dismissioni per acquisire al bilancio dello Stato 20 milioni per l’anno 2016 e 10 milioni per ciascuno degli anni 2017 e 2018; al decreto di dismissione avrebbe dovuto far seguito un decreto di effettiva messa in vendita dell’immobile. E’ proprio ciò che non avverrà, assicura la risposta ministeriale. Potranno pertanto tranquillamente continuare le loro attività gli enti che nella Casa d’Italia hanno la loro sede operativa”.

“Sul futuro della Casa si hanno assicurazioni sia scritte che verbali che nessuna decisione verrà presa senza tener conto delle esigenze e degli interessi della Comunità italiana di Lucerna. Mi pare – commenta il Deputato – che vi sia da parte del Governo una notevole apertura a cercare insieme le condizioni per un vero rilancio della nostra struttura demaniale, perché continui ad essere fulcro della vita culturale e associativa della collettività, centro di attività qualificanti della presenza italiana: la sopravvivenza della Casa d’Italia passa non solo attraverso una rivalutazione strutturale ed architettonica dell’immobile - conclude Tacconi – ma anche attraverso un nutrito corpo di attività qualificanti che nella Casa d’Italia dovranno trovare lo spazio ideale”.