• 10/02/2016

“A Toninelli basterebbe studiare la Storia per capire che il rispetto del dissenso e l’assenza di un vincolo di mandato sono il sale della democrazia. Oltre al fatto che quello che vorrebbero imporre con il decalogo non è il rispetto di un programma elettorale ma l’obbedienza cieca ai diktat che, di volta in volta, il guru Casaleggio o il suo braccio armato Grillo partoriscono dalla loro mente”.

Cosi Matteo Mauri, vice presidente dei Deputati Pd.

“Non possono essere – prosegue Mauri - una norma liberticida o l’assalto impraticabile al conto corrente dei rappresentanti del popolo gli strumenti per evitare i cambi di casacca o il dissenso. Serve la politica e il dibattito democratico dentro i partiti, due cose ai cinque stelle sono evidentemente sconosciute. La realtà è che avete paura di voi stessi. Probabilmente sono le brutte e figure di Quarto, Bagheria, Civitavecchia, Livorno e le tante defezioni che avete avuto nei gruppi parlamentari che vi spaventano. Il vincolo di mandato è un modo solo per limitare le libertà, non a caso era in voga nei regimi autoritari degli Stati socialisti. Al contrario, diversamente da quello che Toninelli avventurosamente sostiene, in Italia l’assenza di quel vincolo era già prevista nello Statuto Albertino del 1848, e ancora prima durante la rivoluzione francese. Il motivo è evidente: ogni eletto ha il dovere di rappresentare gli interessi di tutta la comunità e non solo dei cittadini che lo hanno votato. In particolare un Parlamentare deve rappresentare tutta la Nazione e non solamente il territorio di provenienza".

"Forse è meglio - conclude l'esponente Pd - che il M5S occupi meno tempo a far firmare carte e di più a lavorare per selezionare amministratori all’altezza. Perché quello fino ad oggi hanno visto i cittadini italiani è un disastro dopo l’altro”.