• 30/03/2016

Governo accoglie odg che va in questa direzione

“Giungere alla definizione di un sistema di tracciabilità più trasparente e vincolante, che certifichi ai consumatori la provenienza e la qualità delle materie prime impiegate nei prodotti che hanno come componente principale le uova, in modo da evitare situazioni di concorrenza sleale a discapito della salute e delle imprese italiane che ottemperano agli obblighi già previsti”. Lo prevede un ordine del giorno presentato nell’ambito dell’approvazione del provvedimento sulla tracciabilità dal deputato del Pd Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico, e accolto dal governo.

“L’Italia – spiega - è uno dei principali produttori di uova in Europa e la quasi totalità delle uova fresche in commercio sono di origine nazionale. Secondo i dati Eurostat, tuttavia, ogni anno in Italia vengono importati oltre 50 milioni di tonnellate di uova e ovoprodotti solo dalla Polonia, quasi 20 milioni dalla Spagna, oltre 6 milioni dall’Olanda, 5,7 milioni dalla Romania, 3,7 dalla Francia, 3,2 dalla Slovacchia. Si tratta di cifre significative per il settore. Con l’entrata in vigore della nuova normativa, tutti i produttori di uova della Ue hanno dovuto abbandonare le gabbie convenzionali usate negli allevamenti intensivi, e procedere all’ammodernamento delle strutture. Si è trattato di un passaggio epocale in considerazione della presa in carico del cosiddetto benessere animale e sono stati posti in essere significativi investimenti. Nel 2012 in Italia tantissimi produttori hanno chiuso i capannoni per far spazio ai lavori di adeguamento. Nello stesso tempo, è aumentato l’import di uova soprattutto dai paesi dell’Est e questo ha fatto sì che i produttori italiani si siano trovati a fare i conti con prezzi davvero concorrenziali, proprio nel momento in cui avevano effettuato considerevoli investimenti per i propri allevamenti, con una oscillazione anche di 10-15 centesimi. Tale spread è dovuto al minore  costo dei mangimi, essendo forti produttori di cereali, all’impiego dei finanziamenti comunitari, a un  minor costo della manodopera e ovviamente a un sistema di controlli meno vincolanti. Tutto questo si ripercuote sulla qualità dei prodotti che vengono confezionati con l’impiego di tali uova all’insaputa dei cittadini/consumatori”.

“È del tutto evidente la lacuna del quadro normativo comunitario che non consente una piena tracciabilità delle materie prime impiegate, tra cui le uova, per il confezionamento di altri prodotti. Dopo l’etichetta d’origine obbligatoria per la carne fresca o congelata di manzo, estesa da aprile 2015 a polli, maiali, pecore e capre, l’Europarlamento ha chiesto  alla Commissione europea di adottare lo stesso sistema di tracciabilità  anche per la carne usata come ingrediente nei prodotti trasformati. Si tratta di una misura indispensabile proprio per dare certezze agli alimenti che troviamo sulle nostre tavole di cui ovviamente andrà valutato anche l’impatto economico per le imprese per consentire la individuazione di un vero patto a difesa della qualità, basti pensare a tutta l’industria dolciaria e all’impiego che l’uovo ha nella preparazione degli alimenti anche nella lunga conservazione”, conclude Anzaldi.