• 23/06/2015

“Capì il pericolo nero ma fu lasciato solo”

“Trentacinque anni fa veniva barbaramente ucciso dal neofascista Gilberto Cavallini il magistrato Mario Amato, coraggioso e solitario investigatore dell’eversione neofascista ed i suoi collegamenti con settori economici e politici”.

Lo ricorda il deputato del Pd Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime della Strage di Bologna. “Amato è il primo, all’interno della Procura di Roma, - aggiunge Bolognesi - ad avere dato una “lettura globale” del terrorismo nero, comprendendo l’allora imminente “salto di qualità” della violenza criminale dei NAR. Per questo è il “giudice più odiato dalla destra eversiva”, come dirà uno dei suoi carnefici, Valerio Fioravanti. Purtroppo il fenomeno è ancora attuale, come dimostra inchiesta che ha scoperchiato la holding criminale di Mafia capitale: i NAR e i componenti della banda della Magliana di ieri hanno potuto, oggi, indisturbati, aggiudicarsi appalti pubblici milionari, corrompere, infiltrare le istituzioni, controllare il territorio. E’ molto grave che la morte di Mario Amato, purtroppo, non ha insegnato nulla, se ad un criminale terrorista come Massimo Carminati, implicato nel processo per la strage di Bologna, implicato nell’omicidio del giornalista Carmine Pecorelli (ed altri reati), complice degli stragisti Mambro e Fioravanti, è stato permesso di arricchirsi - insieme ai suoi sodali – gestendo e consolidando un sistema corruttivo all’interno del Comune di Roma, raggiungendo il culmine del suo potere durante la giunta del sindaco – camerata Gianni Alemanno, come ha affermato il procuratore Giuseppe Pignatone in Commissione antimafia”.