• 14/10/2014

“La messa in mobilità di 1.450 dipendenti della ex Antonio Merloni aggrava la situazione economica e occupazionale di una parte dell’Italia, la fascia appenninica umbra-marchigiana, già duramente colpita dalla crisi. Non possiamo perdere altro tempo e per questo abbiamo provveduto a inviare un’ulteriore sollecitazione al premier Renzi e ai ministri del Lavoro Poletti e dello Sviluppo economico Guidi chiedendo quanto prima la convocazione di un tavolo urgente”. Lo affermano i deputati del Pd, Giampiero Giulietti ed Emanuele Lodolini, all’indomani dell’avvio del procedimento di mobilità per i lavoratori della ex Antonio Merloni, non riassorbiti dalla JP Industries.

“Quella della ex Antonio Merloni è una delle vertenze più gravi dell’Umbria, – sottolineano i deputati democratici - alla quale è appeso il destino di centinaia di lavoratori e di famiglie umbre e marchigiane. La ex Antonio Merloni è in amministrazione straordinaria dall’autunno del 2008. L’accordo di programma del 2010 tra ministero dello Sviluppo economico e le Regioni Marche e Umbria che avrebbe dovuto incentivare la reindustrializzazione è rimasto un paracadute chiuso. Mentre l’accordo sindacale del novembre 2011 che prevedeva l’acquisizione da parte di J.P. Industries SpA degli stabilimenti produttivi di Fabriano e Nocera Umbra, con la conseguente riassunzione di 700 persone, è stato di fatto bloccato il 21 settembre 2013 dal Tribunale civile di Ancona che ha annullato la cessione. Sentenza poi confermata anche dalla Corte di Appello”.

“Alla situazione precaria dei lavoratori riassunti dalla JP Industries, legati alle incertezze del contenzioso giudiziario in corso e del piano industriale, si aggiunge oggi l’amara certezza della mobilità, e quindi del licenziamento, per i 1.450 lavoratori non ancora riassorbiti, per i quali non c’è più alcuna prospettiva all’orizzonte. Sollecitiamo quindi – concludono Giulietti e Lodolini - il governo a convocare quanto prima un tavolo sulla vicenda Merloni per mettere in atto tutte le misure possibili per far fronte al dramma che stanno vivendo quasi 1.500 famiglie”.