• 05/06/2018

Subito depositata mia interrogazione

Si assicuri l'assassino alla giustizia e si affronti senza demagogia la grave questione delle tendopoli di braccianti agricoli in Calabria e in tutto il Meridione. La vita e la morte non hanno alcun colore.

“Il grave omicidio in cui ha perso la vita Soumalia Sacko è un fatto gravissimo e non può restare impunito. Il giovane maliano era un migrante regolare in Italia e da tempo attivo nella difesa dei diritti dei lavoratori agricoli della tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Vibo Valentia. Ugualmente grave e insensato è il silenzio sulla terribile vicenda di tutto il Governo: dal Premier Conte al Ministro dell’Interno Salvini, dal Ministro del Lavoro Di Maio al Ministro delle Politiche Agricole Centinaio. La politica ma soprattutto un Governo che si accinge, dopo mesi di stallo, a ricevere la fiducia del Parlamento Italiano non possono essere impassibili di fronte a un crimine tanto efferato e tanto odioso; palese è la discriminazione razziale delle reazioni da parte di note parti politiche che probabilmente ancora speculano su fatti simili per bassi interessi elettorali, probabilmente legati alle imminenti elezioni amministrative. La vita come la morte non hanno una pelle diversa dalla nostra. Per queste ragioni, avendo ben in mente anche il nostro passato di migrazione in tutto il mondo, ho presentato poco fa un’interrogazione scritta a Ministri dell’Interno, del Lavoro e delle Politiche Agricole”. Così dichiara Massimo Ungaro, deputato del Partito Democratico eletto nella circoscrizione Europa, depositando oggi un’interrogazione scritta sull’omicidio di Soumalia Sacko avvenuto lo scorso 2 giugno e giudicando di estrema gravità il silenzio del Governo Salvini-Di Maio sull’omicidio del giovane maliano Soumalia Sacko .

“Sarà importante sapere - conclude Massimo Ungaro - quali iniziative urgenti vogliano assumere i Ministri interrogati affinché gli episodi delittuosi e di discriminazione razziale sopradescritti non abbiano più ad accadere in Italia e se, per quanto di competenza e di concerto con la Regione Calabria, non si voglia porre fine all'esistenza di tendopoli e campi di lavoro disumani come quelli presenti nella piana di Gioia Tauro e nel Vibonese, senza che si abbia il rispetto delle minime condizioni igieniche e in sprezzo alle regole di sicurezza nei luoghi di lavoro, costruiti per dare rifugio precario ai braccianti agricoli stranieri, la cui maggior parte possiede regolare permesso di soggiorno”.