• 27/11/2014

Un gruppo di parlamentari, tra cui il deputato Enrico Borghi (Pd), Presidente dell’Intergruppo per lo sviluppo della montagna, i deputati Pd Roger De Menech e Raffaella Mariani (Pd) alla Camera, e il Sen. Mauro Del Barba (Pd) al Senato, hanno avviato un’azione parlamentare nei confronti dell’annunciato decreto che rivede i criteri di esenzione IMU per i terreni agricoli ricadenti in area montana, fino ad oggi totalmente esclusi dal tributo in considerazione di particolari condizioni orografiche, tra cui ad esempio il fatto di essere irraggiungibili per gran parte dell’anno a causa del gelo e delle precipitazioni.

Spiega Borghi: “Bisogna considerare i costi maggiori delle produzioni di beni alimentari rispetto a quelle di pianura e il fatto che i proprietari di appezzamenti di terreno posti in aree montane sono spesso a proprie spese in prima linea nella salvaguardia dall’ambiente e nell’azione contro il rischio idrogeologico e gli incendi boschivi. Il decreto-legge n. 66 del 20 14 convertito con modificazioni dalla legge n.89 del 2014 ha disposto una revisione del regime di esenzione dall'IMU per i terreni agricoli ricadenti in aree montane o di collina. In particolare, ha previsto che, con decreto di natura non regolamentare del ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il ministro delle Politiche agricole e forestali e il ministro dell'Interno, siano rideterminati i comuni nei quali si applica la prevista esenzione IMU sulla base dell'altitudine riportata nell'elenco dei comuni italiani predisposto dall'Istat. Nell’interpretazione data dal MEF ciò determinerebbe una suddivisione in tre fasce altimetriche con esenzione totale solo per i terreni che risiedono nei Comuni con altitudine superiore ai 600 metri, esenzione parziale per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali proprietari di terreni in Comuni con altitudine compresa fra 281 e 600 metri, e nessuna agevolazione per tutti gli altri, chiamati a pagare regolarmente l’imposta.

“E’ un provvedimento sbagliato – prosegue il Presidente Borghi – che non tiene conto della realtà dei fatti. La classificazione Istat assume il dato dell’altitudine dalla posizione della sede del municipio, spesso costruito a fondovalle e pertanto non realistica rispetto al resto dell’estensione comunale, e non considera in alcun modo il parametro del dislivello. In questo modo si crea una disparita’ di trattamento tra i comuni che risiedono in area montana e i cui residenti affrontano le medesime difficolta’. Il criterio adottato fino ad oggi per classificare i territori montani si rifaceva a quanto previsto dalla legge del 1992 (n.991) (Provvedimenti agevolati in favore dei territori montani), che individuava come montani i ‘comuni situati per almeno l'80 per cento della loro superficie al di sopra di 600 metri di altitudine sul livello del mare e quelli nei quali il dislivello tra la quota altimetrica inferiore e la superiore del territorio comunale non è minore di 600 metri’. Questo consentiva pertanto una più puntuale valutazione delle condizioni di ciascun comune ai fini dell'esenzione IMU per i territori agricoli in area montana. Non si può decidere in maniera così rigida e arbitraria chi è dentro e chi è fuori, attuando una ennesima classificazione montana discrezionale e confusa. Il Governo si ravveda su un provvedimento che si rivelerebbe discriminante per i nostri territori”.